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Bankitalia punta il dito contro i fondi a cedola

Uno studio della Banca d'Italia ha svelato che i fondi a cedola sono i principali responsabili del recente aumento dei costi dei fondi comuni di investimento. Come possiamo difenderci dai fondi a cedola?

di Redazione - 26 Settembre 2017 - 5'

I fondi a cedola o a scadenza sono i principali responsabili dell’aumento delle commissioni pagate dai sottoscrittori di fondi comuni di investimento. A rivelarlo è uno studio di Banca d’Italia che ha analizzato i costi complessivi dei fondi comuni di diritto italiano.

Dal 2006 al 2016, il costo annuo complessivo per investire in fondi comuni è stato in media uguale all’1,58%. Nel triennio 2012-2015, le spese annue dei fondi sono addirittura arrivate a pesare il 2%. Un incremento frutto del recente boom dei fondi a cedola: negli ultimi quattro anni, la percentuale di fondi a scadenza è aumentata dal 14 al 44% del totale dei fondi di diritto italiano.

Fonte: Banca d’Italia e Assogestioni

Perché i fondi a cedola hanno causato una crescita dei costi medi dei fondi comuni?

Per rispondere è opportuno comprendere le voci di costo a carico dei sottoscrittori.

Per determinare gli oneri complessivi, ai costi compresi nel (TER) si sommano le commissioni di ingresso e di uscita.

Il TER (Total Expense Ratio) viene calcolato e pubblicato annualmente in bilancio. I costi di ingresso e uscita sono pagati in un’unica soluzione al momento dell’investimento (front-end) oppure dopo la vendita del fondo (back-end).

Data la loro opacità, queste commissioni trovano terreno fertile all’interno di prodotti strutturati come i fondi a cedola. L’aumento dei costi medi dei fondi comuni registrata negli ultimi anni è da attribuire all’applicazione sempre più frequente di commissioni di ingresso e uscita nei fondi a scadenza.

Come funzionano i fondi a cedola?

I fondi a cedola sono prodotti d’investimento che hanno una scadenza predefinita (dai cinque ai sette anni). Possono essere sottoscritti durante un periodo di tempo limitato (finestra di collocamento) della durata massima di 3 mesi.

Al momento del collocamento, e cioè prima dell’ effettiva attività di gestione, i distributori dei fondi a cedola percepiscono le commissioni di ingresso (o collocamento) che variano tra il 3 e il 5 percento. Queste vengono immediatamente retrocesse ai collocatori e imputate al fondo per essere ammortizzate durante la vita dell’investimento.

I fondi a cedola prevedono inoltre un cosiddetto tunnel di uscita: commissioni applicate al momento del rimborso che diminuiscono con il prolungarsi del periodo di permanenza.

Se pensate che rimanendo investiti per tutta la durata del fondo non pagherete commissioni vi sbagliate di grosso. Le avete già pagate all’atto della sottoscrizione, senza rendervene neanche conto.

Infine, non manca la ciliegina sulla torta: lo stacco predeterminato di cedole a intervalli regolari, qualora previsto, può intaccare il capitale inizialmente versato.

Queste caratteristiche fanno dei fondi a cedola uno strumento redditizio per collocatori e gestori, tranne che per il popolo dei risparmiatori.

Come difendersi dai fondi a cedola?

Le spese per i prodotti finanziari costituiscono una componente troppo spesso sottovalutata dai risparmiatori. I costi devono invece essere un fattore determinante per le decisioni di investimento e

con l’entrata in vigore della Mifid2, gli intermediari saranno obbligati a garantire una maggiore trasparenza.

Una maggiore consapevolezza sui costi degli investimenti è la via da seguire per difendersi da tutti quei prodotti poco trasparenti come i fondi a cedola. Al contempo è opportuno fornire strumenti utili che consentono al risparmiatore di confrontare agevolmente i costi dei fondi comuni di investimento.

Tra questi spicca Angel Costi, un servizio che si propone di valutare il rapporto qualità-prezzo di circa 12.000 fondi comuni in Italia.

Una volta analizzati i costi e la qualità della gestione, i fondi vengono disposti in una matrice a quattro quadranti che esprime la bontà dell’investimento:

Low-Cost: fondi a basso costo, ma con scarsa o nulla attività di gestione.

Star: fondi a basso costo e con un’intensa attività di gestione che ha l’obiettivo di distinguersi dalla concorrenza.

Premium: fondi a costi elevati, ma caratterizzati da un’intensa attività di gestione.

Bad: fondi a costi elevati e del tutto non adeguati al servizio di gestione offerto.

AcomeA SGR offre gratuitamente il servizio di Angel Costi sul proprio sito.

Una scelta che promuove la trasparenza di mercato e gli interessi degli investitori.

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