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Chi ci guadagna se la BCE compra titoli societari?

La Banca Centrale Europea ha iniziato ad acquistare titoli obbligazionari emessi da aziende europee. Si tratta di un chiaro tentativo di finanziare direttamente l'economia reale, e dare una spinta alla crescita.

di Elisabetta Villa - 9 Giugno 2016 - 5'

La Banca Centrale Europea ha iniziato ad acquistare titoli obbligazionari emessi da aziende europee, nel tentativo di portare lo stimolo monetario laddove è più grave il problema della crescita economica, vale a dire il mondo delle imprese. Si tratta di un tentativo di finanziare direttamente le imprese e consentire loro di fare investimenti evitando il canale bancario, che fino a questo momento ha latitato nell’erogazione del credito all’economia reale.

Ci chiediamo se questa mossa avrà maggior successo nel risollevare la crescita dell’Eurozona delle mosse di politica monetaria fino ad oggi utilizzate dalla BCE.

Secondo alcuni la richiesta di credito da parte delle aziende è ormai ai minimi termini e quindi questo genere di intervento non sortirà gli effetti sperati. Tuttavia occorre far notare che la difficoltà dell’accesso al credito in questi anni di crisi ha generato una profonda sfiducia da parte delle aziende e, con questo nuovo intervento, lo scenario potrebbe radicalmente cambiare.

Comunque vada, bisogna dare atto a Draghi che si tratta di un provvedimento coraggioso e in qualche modo doveroso visto i pressoché nulli risultati in termini di rilancio dell’economia prodotti fin qui dalle mosse di politica monetaria adottate dalla Banca centrale Europea (riassunte nel cosiddetto quantitative easing).

Infatti se l’acquisto di 1.000 miliardi di euro di debito pubblico non è bastato, qualcosa di diverso e di direttamente legato al mondo della produzione andava certamente fatto.

La BCE ha quindi iniziato a finanziare direttamente le imprese acquistando il loro debito, i corporate bond ossia le obbligazioni che le aziende emettono per finanziarsi sui mercati dei capitali. Ad oggi pare abbia già acquistato obbligazioni emesse da Telecom Italia con scadenza 2023, obbligazioni di Generali, Siemens, Renault, Ab Inbev, Engie e Telefonica.

L’acquisto dei corporate bond è stato e sarà effettuato con l’ausilio di cinque banche centrali coordinate dall’istituto di Francoforte, si tratta delle banche centrali di Italia, Spagna, Finlandia, Belgio e Germania.

Ovviamente non tutte le aziende possono beneficiare di questo canale diretto con la BCE; per essere oggetto di acquisto i titoli dovranno avere i seguenti requisiti: un merito di credito o rating superiore a BBB e una scadenza compresa tra i 6 mesi e i trent’anni, inoltre i titoli dovranno essere denominati in euro e l’emittente dovrà avere sede nell’Eurozona.

Gli acquisti verranno effettuati sia sul mercato primario sia sul secondario, vale a dire sia sul mercato per i titoli di nuova emissione sia su quello dei titoli già in circolazione.

Una nota importante: non verranno prese in considerazione le obbligazioni degli istituti di credito, né quelle di veicoli di asset management e di società con capogruppo istituti di credito.

La BCE quindi non comprerà obbligazioni bancarie. Il messaggio è chiaro: questo finanziamento della Banca Centrale è rivolto a rilanciare la produzione, l’economia reale e non il mondo della finanza, nella convinzione che solo ripartendo dalla produttività e dunque dal lavoro si potrà rilanciare quella domanda che consentirà di riparlare di crescita nel nostro Continente.

Per quanto riguarda il nostro Paese vi è un problema che balza subito agli occhi: i titoli che potrebbero essere oggetto di acquisti da parte della BCE del mercato nazionale ammontano a soli 87 miliardi, poca cosa se paragonata ai 209 miliardi di quelli francesi o anche ai 122 di quelli tedeschi. Sono solo 26 le aziende italiane che potranno beneficiare del programma della BCE.

Inoltre la gran parte dei lavoratori italiani è occupata in piccole e micro imprese, stiamo parlando di una quota pari al 73,3% del totale. Tipicamente si tratta di aziende che non posseggono rating e che verosimilmente non potranno finanziarsi tramite BCE. Quindi questo genere di aziende non riceverà alcun beneficio diretto e si dovrà sperare in un loro maggiore impiego in outsourcing da parte delle aziende più grandi o in altri benefici indiretti. Solitamente però, quando il rapporto di forza è così sbilanciato, i vantaggi sono da una parte sola, quella più forte.

In ultimo, come ha più volte ribadito il Governatore Draghi, la Banca Centrale Europea da sola non basta ed è necessaria un’azione dei Governi delle economie europee. Se i governi ritardano la modernizzazione delle economie nazionali è impensabile che l’Europa torni a crescere a ritmi in grado di eliminare quello che è il maggior problema dell’Eurozona: la disoccupazione. Un ritardo nelle riforme strutturali rischia, nelle parole del Governatore, non solo di frenare gli effetti della politica monetaria ma anche di indebolire la crescita potenziale.

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