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Conti deposito: la sottile linea rossa tra rendimento e rischio

Il rischio dei conti deposito

I conti di deposito "garantiti", di nome ma non di fatto. Scopri perché non dovresti troppo fidarti del fondo di tutela...

di Lorenzo Saggiorato - 12 Aprile 2016 - 6'

I conti di deposito garantiti hanno nel nome un elemento di sicurezza che li rende interessanti per un pubblico desideroso di protezione.

Ma sono davvero garantiti o anche i conti deposito nascondono qualche insidia rispetto a quanto promesso?

La storia degli ultimi anni (Argentina, Banca Etruria & Co.) ci insegna che non esiste un investimento sicuro al 100%. Ad ogni forma di impiego del capitale esiste una certa rischio, che varia da prodotto a prodotto.

Ma i conti deposito garantiti sono davvero sicuri?

Stiamo parlando di conti deposito “protetti” dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), che in caso di default della banca provvede a rimborsare le somme depositate fino a un massimo di 100.000 euro.

Il limite di copertura è per depositante (non per deposito) e per banca, ed è passato da 103.291,38 euro agli attuali 100.000,00 euro. Tuttavia, la prassi vorrebbe che, prima di credere di dormire sonni tranquilli, occorrerebbe informarsi meglio a riguardo.

Il FITD è un consorzio nel quale tutte le banche italiane (ad oggi 202) sono obbligate ad aderire assieme alle banche extracomunitarie che hanno filiali in Italia.

Riguardo al suo funzionamento, il FITD si basa su un meccanismo di “solidarietà” fra consorziati (banche), disposti ad aiutarsi a vicenda in caso di crisi di una di esse. Le banche in caso “di chiamata” si impegnano (entro quarantotto ore) a versare il loro contributo in caso di necessità. L’impegno oscilla tra lo 0,4% e lo 0,8% dei fondi rimborsabili di tutte le consorziate.

Ad oggi, in Italia, i depositi rimborsabili (cioè la massa dei depositi garantiti nelle filiali degli istituti di credito) ammontano a circa 500 miliardi di Euro. Pertanto, conti alla mano, “alla chiamata della solidarietà” ogni istituto dovrebbe impegnarsi a versare dai 2 ai 4 miliardi di euro.

Da ciò si ricava una particolare considerazione: il FITD è un fondo contabile esistente sulla carta (ossia non precostituito materialmente) ed è solo in caso di necessità che altre banche intervengono con i loro fondi, in forza dello spirito di solidarietà imposto per legge, al fine di garantire il capitale di ogni depositante fino al limite massimo prefissato.

Il fondo di tutela dei depositi (FITD) funziona davvero?

In teoria, se molte banche, oppure anche poche ma di grandi dimensioni, dichiarassero default contemporaneamente, allora si rischierebbe di non riuscire a costituire un fondo sufficiente a superare le emergenze. In passato il FITD è intervenuto positivamente per la crisi di istituti di credito di piccole e medie dimensioni (Banco Tricesimo, Sicilcassa, Ber Banca, Cassa di Risparmio di Prato).

Tuttavia, la tenuta del FITD contro una crisi sistemica del settore bancario italiano sarebbe tutta da dimostrare, anche se ovviamente i due casi esemplificati non sono molto probabili né ci auguriamo che si avverino.

In ogni caso, le modalità di rimborso si attivano automaticamente e i tempi sono piuttosto brevi, cioè entro 20 giorni (prorogabili, dalla Banca d’Italia, per circostanze eccezionali di altri 10 giorni) dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta.

Come abbiamo visto, possiamo considerare il FITD come un sistema antipanico che funziona per il solo fatto di esistere. Dunque, potrebbe essere considerato uno “schermo protettivo” per tranquillizzare i risparmiatori, come un airbag “dovrebbe” tranquillizzare i conducenti di un veicolo. Di certo però, nessuno guida a tutta velocità con la propria auto per il solo fatto di avere l’airbag: prima di mettersi alla guida, così come per la scelta un conto deposito, occorre usare le giuste precauzioni.

A detta di molti, i conti deposito vincolati, godendo dell’ “optional” rappresentato dalla garanzia, sono la migliore scelta per difendere il valore del capitale investito, ma è sempre opportuno conoscere lo stato di salute del proprio istituto di credito.

Di questi tempi quando si parla di conto deposito, se da un lato la protezione del nostro capitale depositato è vera nei termini e limiti sopra descritti, dall’altro si fa davvero fatica a parlare di un vero e proprio impiego redditizio del nostro denaro, per via della politica monetaria espansiva della BCE che ha portato i tassi di interesse a zero.

Infatti, dopo aver confrontato i rendimenti (se tali si possono chiamare) sulle somme vincolate a 12 mesi, abbiamo constatato che essi si aggirano mediamente attorno all’1% lordo al quale va sottratta la ritenuta fiscale del 26%. In aggiunta, alcuni prevedono un’imposta di bollo dello 0,2% e quindi, in certi casi, il tasso effettivo è praticamente azzerato.

Quindi, quando vi trovate di fronte a conti deposito vincolati con rendimenti fuori mercato, cioè più alti rispetto ai concorrenti, ricordatevi del “lato B”: il rischio che comunque correte ad avere quel conto deposito.

Verosimilmente le banche che si trovano con “l’acqua alla gola” sono quelle più disposte a pagare molto pur di ricevere i nostri soldi.

E in tempi di tassi a zero il maggiore rendimento magari è nell’ordne dello 0,5-1%: in assoluto un’entità bassa, ma che ci sembra allettante perché non la si proporziona, appunto, al rischio.

Bhè insomma, avrete capito che non occorre andare al lunapark per giocare all’autoscontro.

Il consiglio per i piccoli risparmiatori è di tenere sempre a mente la regola fondamentale degli investimenti, cioè la correlazione rischio-rendimento: se un investimento “apparentemente” sicuro offre rendimenti molto più alti rispetto ad investimenti ugualmente garantiti, allora forse non è così tanto sicuro.

Vuoi evitare di cadere vittima di queste e altre trappole che vengono tese ai tuoi risparmi? Scarica gratis il Manuale di autodifesa contro il maltrattamento dei soldi.

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