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Fintech: chi è al passo con i tempi in Italia?

Mai una gioia per l’industria bancaria. Requisiti patrimoniali, sofferenze, scandali sulle obbligazioni subordinate, processi di fusione e acquisizione, aumenti di capitale e crolli azionari potrebbero non essere le uniche turbolenze che rendono incerto il destino di un settore in crisi.

di Elisabetta Villa - 13 Maggio 2016 - 5'

Mai una gioia per l’industria bancaria. Requisiti patrimoniali, sofferenze, scandali sulle obbligazioni subordinate, processi di fusione e acquisizione, aumenti di capitale e crolli azionari potrebbero non essere le uniche turbolenze che rendono incerto il destino di un settore in crisi.

Le banche sono infatti di fronte a una nuova rivoluzione che rischia di travolgere il mondo della finanza tradizionale.

Una rivoluzione che scaturisce dal bisogno di rendere più flessibili e vicini al cliente servizi finanziari ormai obsoleti a causa di barriere organizzative e tecnologiche non più al passo con i tempi e con i bisogni dei clienti.

Stiamo parlando del Fintech, o Financial Technology, un settore di aziende innovative che, utilizzando le nuove tecnologie, offrono ogni tipo di servizio finanziario, in modo più economico, semplice e alla portata di tutti.

La tecnologia digitale sta progressivamente affiancando e sostituendo molti dei servizi offerti dal sistema bancario tradizionale: prestiti, pagamenti, mutui, assicurazioni, consulenza finanziaria, per citarne alcuni.

Un trend inarrestabile…

Esattamente un anno fa l’Economist ci aveva messo in guardia sul fenomeno della “Fintech Revolution”. Le startup di finanza tecnologica hanno attratto investimenti pari a 12,2 miliardi di dollari nel 2014, segnando un +205% rispetto all’anno precedente e generando ricavi pari a circa 4,7 miliardi di dollari.

Fonte: Analisi Accenture su dati CB Insight.

Secondo il World Retail Banking Report 2016 di Capgemini e Efma, nel 2015 l’investimento globale in imprese Fintech è arrivato a circa 20 miliardi di dollari. Un dato molto interessante che emerge da questo report è che la fiducia dei consumatori nelle imprese Fintech è decisamente elevata (circa l’87,9%).

Inoltre i clienti che usano servizi bancari sono più disposti a consigliare ad amici e parenti il proprio fornitore di servizi FinTech di fiducia (55%) rispetto alla propria banca (38%).

Dell’offerta Fintech ciò che piace ai consumatori è ciò che è sempre stato sottovalutato dalle banche: semplicità e velocità di utilizzo del servizio, efficienza nel servizio al cliente e, ultimo ma non minore come importanza, l’enorme riduzione dei costi.

Il settore FinTech ha per ora attirato l’attenzione di alcuni colossi della tecnologia, come Google, Apple, Facebook e Amazon, che potrebbero rilevare le piccole startup del mondo Fintech per offrire nuovi servizi finanziari, sfruttando i consolidati rapporti di fiducia costruiti negli anni con la clientela.

E in Italia? Che cosa offrono le imprese Fintech?

“In Italia ci sono più filiali di Banche che bar e farmacie”, così ha commentato Michele Serra in apertura dei lavori del Fintech Stage di Milano.

Nostante numeri diversi rispetto al mondo anglosassone, in Italia oggi esistono ben 115 startup fintech che hanno ricevuto nel 2015 finanziamenti da venture capitalist e business angel pari a 33,6 milioni di euro, un balzo enorme rispetto ai 7,5 milioni incassati nel 2014.

Il servizio più diffuso dalle startup Fintech è il crowdfunding (45%), mentre il 16% si occupa di servizi bancari, il 12% di pagamenti, il 9% di e-commerce, e il 4% si concentra sulla sicurezza informatica.

E nell’industria del risparmio gestito?

L’industria dell’asset management in Italia è relativamente “primitiva”. I prodotti di investimento sono venduti soprattutto dalle banche, invece di essere scelti e comprati dai risparmiatori. Il mercato è quindi dominato dall’offerta ed è caratterizzato da margini molto alti per la distribuzione (oltre il 70% delle commissioni vengo retrocesse alle reti di vendita). Data la situazione appena descritta è chiaro che ci sono enormi opportunità sia per le aziende fintech, sia soprattutto per i risparmiatori che potranno beneficiare di servizi più efficienti e di notevoli riduzioni di costi.

Nel periodo recente si è cominciato a parlare di RoboAdvisor (come ad esempio MoneyFarm e AdviseOnly) che, semplificando al massimo, sono piattaforme che forniscono servizi di consulenza (portafogli, ricerca, asset allocation, …) e che, grazie alla tecnologia, e al web sono in grado di servire un ampio numero di clienti a costi decisamente inferiori rispetto al modello tradizionale.

Per quanto riguarda le societá di gestione del risparmio, purtroppo il settore rimane ancora molto arretrato. L’unica azienda realmente innovativa e pioneristica è AcomeA SGR, che ha introdotto due novità dirompenti per il mondo del risparmio. La prima consiste nella possibilità di acquistare online i suoi fondi comuni d’investimento, con un processo totalmente digitale a commissioni di gestione più che dimezzate.

La seconda, è Gimme5, l’unica app esistente sul mercato europeo che consente di investire in fondi comuni direttamente da smatphone e a partire da 5 euro per volta: una vera rivoluzione che abbatte il luogo comune secondo cui il mondo degli investimenti è riservato a pochi, ricchi e non giovani eletti. Gimme5 ha portato un’ondata innovativa in un settore, quello degli investimenti, caratterizzato da prodotti complessi e poco trasparenti, consentendo a chiunque di iniziare a prendersi cura dei propri risparmi.

Lo tsunami del Fintech sta travolgendo uno dei settori più inefficienti e obsoleti del nostro paese: l’unica strada per le banche per non farsi travolgere è cavalcare l’onda.

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