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Il portafoglio perfetto e permanente, ma esiste davvero? E quale sarebbe quello dei millennials?

Esiste un portafoglio perfetto e permanente, tale da reggere le crisi dei mercati e non passare mai di moda? Apparentemente si, ma i millennials preferirebbero altro...

di Piero Cingari - 16 Febbraio 2018 - 5'

Il portafoglio perfetto e permanente è un concetto ideato negli anni ’80 da Harry Browne, analista finanziario e autore di successo. Secondo Browne esiste un asset allocation ideale che non passerebbe mai di moda e che sarebbe in grado di reggere durante ogni stagione dei mercati. Ma non lo dite ai millennials

Il portafoglio perfetto e permanente di Harry Browne si suddivide in 4 parti uguali:

25% di azioni

25% di obbligazioni

25% di oro

25% di liquidità

L’idea alla base è che una tale diversificazione tra asset class, seppur abbastanza semplicistica a nostro avviso, possa permettere all’investitore di dormire sonni tranquilli.

A detta di Browne, il portafoglio permanente sarebbe capace di dare risposte positive durante qualsiasi ciclo economico. L’inflazione verrebbe difesa con l’oro, la deflazione con i bond, la crescita con le azioni e la recessione con il cash.

Inoltre, il portafoglio permanente è così semplice che anche i meno avvezzi al mondo della finanza sarebbero in grado di comprenderlo. Tanto semplice da poter essere realizzato in 30 minuti, come avrebbe sostenuto lo stesso Browne.

Le performance del portafoglio perfetto e permanente

Capiamo come si è comportato, alla riprova dei fatti, il portafoglio perfetto e permanente.

In particolare, lo abbiamo confrontato con altri due portafogli: il primo è un 100% azionario, dato dall’indice S&P 500, e il secondo è un bilanciato (60% azionario e 40% obbligazionario). Le serie ricoprono un periodo di 25 anni e sono state normalizzate al 1° gennaio 1993, con un indice 100.

Come si vede dal grafico in basso, il portafoglio azionario avrebbe generato la performance migliore nel periodo considerato. 100 $ investiti nel 1993, oggi varrebbero oltre 600 $, che corrispondono ad una crescita annualizzata del 7,5%.

Al secondo posto, ci sarebbe il portafoglio bilanciato. 100 $ investiti 25 anni fa, oggi sarebbero più che triplicati, generando una crescita annualizzata del 4,96%.

Terzo arrivato, infine, il portafoglio permanente di Harry Browne. Se avessimo investito 100 $ nel 1993 oggi varrebbero 273, con una crescita media annuale del 4,10%.

Tuttavia, è interessante notare come fino al 2012, la scelta del portafoglio permanente sarebbe stata la più ripagante per l’investitore. Successivamente, il rally delle borse mondiali avrebbe favorito portafogli maggiormente carichi della componente azionaria.

Quello che sorprende di più, non sono tanto le performance, quanto la stabilità e la tenuta nel tempo del portafoglio permanente.

Confronto tra portafogli negli ultimi 25 anni

Portafoglio permanente: “chi va piano va sano e va lontano…”

Durante i periodi di crollo dei mercati azionari, vedi lo scoppio della bolla delle dot.com e l’ultima crisi finanziaria del 2008, il portafoglio permanente si sarebbe comportato in modo egregio.

Quando il mercato azionario perse il 43% tra il 2000 e il 2002, il portafoglio permanente avrebbe addirittura guadagnato il 4%.

Nel 2008, quando l’ S&P 500 crollò del 37% in un solo anno, il portafoglio permanente avrebbe limitato le perdite, generando una performance negativa “soltanto” del -2%.

Alla fin dei conti, anche se il portafoglio permanente si è piazzato alle spalle degli altri, il che era prevedibile, la sua corsa è stata molto meno volatile.

La deviazione annua dei rendimenti, che misura la volatilità, è stata del 18% per le azioni, 10,5% per il portafoglio bilanciato e “solo” del 6,2% per il portafoglio permanente.

Esiste un portafoglio permanente per i millennials? La lezione di Ben Carlson…

Il 4 gennaio scorso, Ben Carlson, direttore di Ritholz Wealth Management, ironizzò così su Twitter riguardo all’idea di un portafoglio permanente per i millennials:

Riportiamo qui, il suo pensiero finale:

“Da quando scrissi questo tweet, ripple è passato da $ 3,20 a $ 1,03 (-68%), il bitcoin da $ 15.299 a $ 8.642 (-44%); l’ETF sull’industria della marijuana (MJX) è sceso da $ 35,47 a $ 32,20 (-9%) ed infine l’ETF XIV è crollato da $ 142 a zero (-97%).

Il mio obiettivo era quello di dimostrare che i prodotti che avevano invaso le prime pagine delle notizie finanziarie dopo solo poco tempo si sono dimostrati estremamente inadattati a contenere i rischi.

I millennials di oggi seguono i trend senza alcuna ratio alle spalle, e questo è il prezzo che si paga quando si investe nelle mode del momento.

Continueranno ad esserci nuovi prodotti, strategie e piattaforme su cui investire. Ma questo è un rischio per i millennial, perché saranno più che mai tentati di comprare, vendere e scambiare le cose, che forse mai comprenderanno.

Quanto al portafoglio permanente di Browne, quella rimane una delle favole più belle, poichè alla fine si sa che la maggior parte degli investitori cambia le propie preferenze nel tempo in base al susseguirsi degli eventi della vita.”

Hai proprio ragione, Ben.

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