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L’effetto Brexit non c’è stato, ma occorre la massima attenzione

L'indice PMI composito mostra che ad agosto l'economia dell'Eurozona continua a crescere a ritmo costante. Non si registrano segnali di deragliamento dovuti alle incertezze di Brexit. Tuttavia non è il caso di entusiasmarsi troppo...

di Alessandro Leozappa - 31 Agosto 2016 - 4'

Erano molti i timori legati alla Brexit, e invece l’indice PMI composito, calcolato da Markit Economics sulla base delle aspettative dei responsabili degli acquisti delle aziende del settore privato, è salito a sorpresa a 53,3 punti in agosto contro i 53,2 di luglio, facendo così registrare il valore massimo degli ultimi sette mesi. In particolare si è mantenuto sopra a quella soglia di 50 punti che fa da spartiacque tra una situazione di espansione o di contrazione dell’economia. Secondo Barclays questi dati sono compatibili con una crescita del Pil di Eurolandia pari allo 0,4% trimestrale (1,6% annualizzato). Malgrado non sia il caso di entusiasmarsi troppo – si tratta di dati alquanto modesti – possiamo tuttavia affermare che la lenta ripresa dei mesi scorsi non sta dando segnali di rallentamento. Solamente il settore manifatturiero ha dato segnali di affaticamento, registrando una contrazione da 52 a 51,8 punti, calo tuttavia ampiamente compensato dalla crescita del terziario da 52,9 a 53,1 punti. Complessivamente ad agosto l’economia dell’Eurozona continua a crescere a ritmo costante. Infatti, Chris Williamson, Chief Economist presso IHS Markit, ha così commentato questi risultati: “L’indice flash PMI di agosto indica che il ritmo di crescita dell’eurozona del terzo trimestre si mantiene costante, senza segnali di deragliamento per le incertezze su Brexit”.

Basterà alla BCE questo quadro lievemente positivo per decidere un nuovo intervento a settembre? Il consiglio verrà convocato l’8 settembre, e disporrà di proiezioni aggiornate su Pil, inflazione e disoccupazione, e probabilmente si tratterà di una conferma delle previsioni di giugno. Dal punto di vista delle valute, va detto che la debolezza della sterlina ha spinto verso l’alto il cambio dell’euro, tornato ai livelli di febbraio 2015, tuttavia il previsto rialzo dei tassi USA entro fine anno potrebbe spingere al ribasso la moneta comune, così riducendo il rischio di una frenata delle esportazioni. Eurolandia è molto fragile, occorre la massima attenzione. Gli ordini in entrata della manifattura stanno rallentando, e così pure le assunzioni a causa della condizione del settore manifatturiero, i prezzi di vendita anziché aumentare calano, a fronte di un indice dei prezzi dei fattori di produzione costantemente in crescita ormai da cinque mesi.

Tale fragilità ha in realtà origini molto antiche, ad iniziare dall’idea di unire economie tra loro molto diverse in termini di forza e di capacità di reazione. Questo ha fatto sì che nelle aree periferiche del continente sia andata determinandosi una fortissima crescita della disoccupazione: i dati bastano a comprendere chiaramente la disparità dalla situazione. In Grecia e in Italia si sono persi negli ultimi anni mezzo milioni di posti di lavoro, in Portogallo 400.000, in Spagna si sono raggiunti addirittura i 2 milioni. Al contrario in Germania i posti di lavoro sono aumentati di 1 milione e mezzo di unità. Molti sono i dubbi che sorgono sulla stabilità e durata della situazione corrente.

Ed anche gli Stati Uniti sono in realtà molto fragili, anche se settimana scorsa il Nasdaq ha fatto segnare il massimo storico di 5.275. Che cosa significa? Anzitutto facciamo una premessa: il rialzo è maturato nel consueto scarso numero di contrattazioni agostane, che amplifica l’impatto dei piccoli movimenti da parte dei titoli a maggior capitalizzazione. Ma che cosa significa questo rialzo? Che i grandi market mover vogliono portare a casa un po’ di quattrini prima dell’intervento del presidente della FED Janet Yellen, che venerdì parlerà a Jackson Hole, in Wyoming. Potrebbe lasciare intendere l’imminente attuazione di una politica monetaria meno accomodante verso i mercati di come ora è stata.

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