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La prossima legge di bilancio: tra flessibilità e riduzione del debito pubblico

La prossima legge di bilancio avrà un obiettivo primario il rilancio della domanda interna. I fronti su cui il Governo italiano opererà sono: maggiori flessibilità da Bruxelles e spending review.

di Anna Schwarz - 25 Agosto 2016 - 4'

La legge di bilancio è una legge della Repubblica Italiana con la quale viene approvato il bilancio dello Stato. È prevista dall’Articolo 81 della nostra Costituzione ed è uno strumento attraverso il quale il Governo, con un documento contabile di tipo preventivo, comunica al Parlamento le spese pubbliche e le entrate previste per l’anno successivo in base alle leggi vigenti.

La prossima legge di bilancio avrà un obiettivo primario: il rilancio della domanda interna, elemento essenziale per dare credibilità sia al rispetto del fiscal compact sia ad una ripresa dell’economia nazionale.Per quanto riguarda la domanda interna, dobbiamo dire che fino ad oggi sono stati ottenuti ben pochi risultati. Tuttavia, a registrate risultati positivi è stato il mercato dei beni strumentali. Per quanto riguarda i consumatori, gli unici due settori che hanno avuto degli incrementi sono quelle automobilistico e quello del turismo. Nonostante ciò, il rialzo del primo è dovuto da un lato al livello di estrema compressione cui era giunto il mercato negli ultimi anni, e dall’altro dalle politiche promozionali e dal rinnovo della gamma da parte delle case automobilistiche. Il rialzo del settore turistico è probabilmente  dovuto in larga parte ai timori verso il terrorismo, che ad oggi – e si spera non debba mai accadere – non ha mai colpito l’Italia, mentre ha pesantemente segnato altre nazioni a noi prossime, prime fra tutte la Francia e la Germania. Quel che occorrerebbe è una forte iniezione di fiducia alla gente, che tuttavia purtroppo non arriva. Pensiamo che i livelli di spesa del 2008 sono molto superiori a quelli del biennio 2014-2015 e che esistono inoltre forti disparità geografiche tra la spesa pro capite a Sud ed a Nord del Pase.

Come fare per ovviare a tutti questi problemi? Promuovendo gli investimenti delle imprese, modernizzando l’economia, rimodulando il carico fiscale per agevolare il lavoro. Il punto è come trovare le risorse necessarie. I fronti di finanziamento su cui il governo intende operare sono due: ulteriore flessibilità da concordare con Bruxelles, in modo tale da ottenere spazi di manovra aggiuntivi sul deficit 2017 pari allo 0,5-0,6% del Pil (dagli 8,5 ai 10 miliardi); una spending review che provi ad effettuare tagli selettivi alla spesa per altri 10-12 miliardi. Ma queste due fonti di entrate non basteranno da sole a finanziare una manovra che si aggirerà sui 25-30 miliardi, ecco allora che una grande rilevanza avranno i proventi recuperati dall’evasione fiscale. A tale proposito, si parla di una riedizione della voluntary disclosure, ossia quella procedura di collaborazione volontaria attraverso cui i contribuenti detentori di patrimoni illeciti all’estero, possono regolarizzare la propria posizione denunciando all’amministrazione finanziaria la violazione da loro compiuta.

Certamente per la definizione dell’importo esatto della manovra – che giungerà in Parlamento a fine ottobre – occorrerà attendere un aggiornamento del quadro macroeconomico in base al rallentamento del Pil registrato nel secondo e nel terzo trimestre dell’anno, che proietta una crescita dello 0,6% rispetto all’1,2% previsto dal Governo nel Documento di economia e finanza di metà aprile. Secondo alcuni, poiché l’Italia ha già usufruito nel 2016 di uno sconto pari allo 0,75 % del Pil (14 miliardi), ulteriori margini di flessibilità da parte dell’Unione Europea non vi saranno; a meno che non si prendano in considerazioni eventi eccezionali quali l’immigrazione, per cui il nostro Pase nel 2015 ha speso circa 3 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil. Il punto crucciale è che qualunque siano i provvedimenti presi dovranno essere compatibili con la discesa del 132,7% di debito pubblico registrato lo scorso anno, altrimenti le preoccupazioni internazionali sulla tenuta finanziaria del nostro Paese potrebbero danneggiare definitivamente ogni tentativo di ripresa.

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