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Tre ragioni per tenere poca liquidità sul conto corrente

La stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani tiene troppa liquidità sul conto corrente. Quali sono i costi che questa scelta comporta?

di Alessandro Leozappa - 4 Luglio 2014 - 5'

Perché non conviene tenere tanta liquidità sul conto corrente?

Se non ci fossero così tanti inconvenienti, gli italiani continuerebbero volentieri a tenere i soldi sotto al materasso. Questa rimane una soluzione fortunatamente poco percorsa ma è chiara la forte passione degli italiani per la liquidità.

I dati mostrano che la maggioranza dei risparmiatori detiene una gran parte della propria ricchezza finanziaria liquida sul conto corrente. Una scelta, spesso inconsapevole, che ha dei costi sorprendenti e che fa quasi rimpiangere la patrimoniale del governo Amato.

L’ultima Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani condotta da Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo riporta che solo un terzo degli intervistati detiene meno del 10% della propri ricchezza finanziaria come liquidità sul conto corrente. Per i restanti due terzi la liquidità sul conto corrente rappresenta oltre il 10% della ricchezza finanziaria totale. Per quasi un intervistato su cinque questa rappresenta il 100% della ricchezza finanziaria. Questa decisione, che potrebbe essere considerata una scelta sicura ed economica, ha in realtà dei costi importanti di cui si è spesso inconsapevoli. Proviamo a vederli nel dettaglio:

1. Il rendimento sul conto corrente è prossimo allo zero e inferiore dell’inflazione

Questo significa che in termini reali ho un rendimento negativo, una perdita di potere d’acquisto. Gli stessi 1.000 euro che lascio sul conto corrente, tra un anno mi permetteranno di comprare meno beni e servizi di oggi perché il livello dei prezzi aumenta leggermente.

2. Il conto corrente gode di un trattamento fiscale di favore ma solo se sotto i 5.000 euro

I conti correnti con una giacenza media annua inferiore a questa cifra sono esentati dal pagamento dell’imposta di bollo; sopra invece si paga un’imposta di bollo fissa annua di 34,2 euro.

Data la struttura regressiva dell’imposta, il peso fiscale diminuisce all’aumentare del capitale sul conto corrente. Su un conto con giacenza media di 5.000 euro, i 34,2 euro rappresentano quasi il 7 per mille del capitale.

Quando nel luglio del ’92 il governo Amato impose in una notte un prelievo straordinario sui depositi degli italiani, tutti urlarono al furto di Stato e quel momento è ancora ricordato quando compare lo spettro della patrimoniale. In quell’occasione il prelievo ammontava al 6 per mille.

Se invece si detengono poco più di 5.000 euro sul conto corrente, si paga più che la patrimoniale del ’92 e soprattutto ogni anno. Dopo le modifiche dello scorso dicembre, per gli importi contenuti, il conto corrente risulta estremamente svantaggioso rispetto a tutti gli strumenti finanziari, dove si paga l’imposta di bollo proporzionale del 2 per mille.

3. La liquidità sul conto corrente è soggetta ad un costo opportunità

In altre parole, se non si lasciasse la liquidità sul conto corrente ma la si investisse si avrebbe un rendimento atteso maggiore nel medio periodo.

Si può obiettare giustamente che non si possa fare a meno del conto corrente perché ognuno ha delle spese ricorrenti da affrontare. Inoltre, è importante avere cura di non farsi trovare impreparati evitando così di pagare gli interessi passivi sullo scoperto. Tuttavia è fondamentale valutare se tutta la liquidità lasciata sul conto sia funzionale a coprire le spese, perché in caso contrario staremmo pagando dei costi, inutili a fronte di un servizio, quello di poter accedere al capitale senza alcun preavviso, di cui non abbiamo bisogno.

La crisi economica ha avuto un forte impatto sulle finanze delle famiglie, che hanno spesso visto contrarsi il proprio reddito disponibile. Detenere liquida una quota di ricchezza molto superiore a quanto sarebbe conveniente è spesso una non scelta, in quanto non si ritiene di avere alternative a disposizione che non vengono quindi considerate.

Tuttavia esistono sul mercato strumenti efficienti, diversificati e accessibili anche a partire da somme molto contenute che possono fare al caso di molti piccoli risparmiatori (vedi ad esempio Gimme5). Il costo di non cercarli può essere più alto di quello imposto dalla patrimoniale del governo Amato, e lo si paga ogni anno.

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