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Affogati dalla corruzione

L’Italia è più corrotta di Montenegro e Ghana. È quanto emerge dall’indice di percezione della corruzione pubblicato da Transparency International. Un campanello di allarme per tutto il Paese perché la corruzione pesa fortemente sulle nostre tasche e rappresenta un grande ostacolo per le potenzialità di ripresa economica.

di Lorenzo Saggiorato - 6 Dicembre 2013 - 4'

L’Italia è più corrotta di Montenegro e Ghana. È quanto emerge dall’indice di percezione della corruzione pubblicato da Transparency International. Un campanello di allarme per tutto il Paese perché la corruzione pesa fortemente sulle nostre tasche e rappresenta un grande ostacolo per le potenzialità di ripresa economica.

La pubblicazione annuale di Transparency International, una organizzazione internazionale nata allo scopo di sensibilizzare sul fenomeno della corruzione pubblica, ci colloca al sessantanovesimo posto nella classifica dei paesi meno corrotti del mondo, con un punteggio dell’indicatore di 43. Tale indicatore misura la percezione di corruzione nella pubblica amministrazione e varia tra 0 e 100, dove 0 indica un paese con un livello massimo di corruzione e 100 un paese dove questa è totalmente assente (o quanto meno non percepita).

Da un confronto internazionale emerge la situazione critica dell’Italia. Il rapporto ci assegna infatti un punteggio molto più basso (peggiore) di paesi simili in termini di altri indicatori economici e sociali quali ad esempio la Francia, che si colloca al 22° posto con un punteggio di 71, o il Portogallo al 33° posto con un punteggio di 62. Tra i paesi dell’Unione europea si classificano peggio soltanto Bulgaria e Grecia, mentre la Romania riceve lo stesso nostro punteggio. La classifica è guidata dai paesi del Nord Europa con Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia alle prime posizioni. Gli Stati che invece mostrano la più alta percezione di corruzione sono quelli caratterizzati da confitti (Somalia e Afghanistan) e dittature (Corea del Nord).

È difficile quantificare la dimensione monetaria del fenomeno in Italia, come nel resto del mondo, perché per sua natura si tratta di cifre sommerse e quindi il ricorso ad un indicatore di percezione fornisce un’utile approssimazione. I risultati dell’indagine, tuttavia, ribadiscono il fatto che la lotta alla corruzione dovrebbe essere una delle priorità del paese perché gli effetti del fenomeno sono tutt’altro che circoscritti al solo ambito giudiziario. L’elevato livello di corruzione impatta sulla vita di noi tutti attraverso diversi canali e sottovalutare il fenomeno è uno degli elementi alla base della sua diffusione.

La corruzione porta i consumatori a pagare prezzi più elevati perché la spesa per tangenti diventa un costo di produzione ed è quindi scaricato sul cliente. Un mercato in cui alcuni soggetti corrompono la pubblica amministrazione per operare viene drogato perché non sopravvivranno i produttori con il l’offerta migliore ma quelli che pagano la tangente, e quindi la qualità di beni, servizi e infrastrutture non sarà più l’obiettivo di queste imprese. Inoltre si alza così il costo per operare sul mercato, il che frena gli investimenti locali e soprattutto esteri.
Le imprese più meritevoli e produttive, in grado di operare efficacemente in regime concorrenziale, sono portate ad abbandonare il mercato, mentre resteranno quelle che sopravvivono grazie al favore del sistema pubblico, con effetti estremamente negativi sotto il profilo della crescita e della competitività. Da ultimo, un alto livello di corruzione del sistema pubblico si traduce in provvedimenti della politica che garantiscono gli interessi di pochi (paganti) a discapito della comunità attraverso allocazioni inefficienti della spesa pubblica (soldi dei contribuenti).

La corruzione quindi impatta sulle nostre vite costantemente, attraverso servizi costosi e inefficienti, mancate opportunità di crescita, perdita di competitività, limitazione di investimenti locali e dall’estero, decisioni politiche nell’interesse di pochi.

Negli anni recenti sono stati compiuti alcuni passi avanti con decreti legislativi volti a migliorare l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione. Rispetto alla rilevazione dell’anno scorso l’Italia ha guadagnato un punto dell’indicatore ma il confronto internazionale è ancora impietoso. L’elevato livello di corruzione della pubblica amministrazione pregiudica seriamente le potenzialità di ripresa del paese e la lotta alla stessa deve quindi rimanere una priorità della politica e, prima ancora, di ognuno di noi.

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