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Bitcoin e criptovalute: la regolamentazione vi aspetta al varco

Una regolamentazione ad hoc sul bitcoin e sulle criptovalute è ormai prossima ad essere introdotta in Italia e nel resto del mondo allo scopo di reprimere le attività criminali legate al riciclaggio e all'evasione fiscale

di Luigi Ripamonti - 25 Gennaio 2018 - 4'

Una regolamentazione ad hoc sul bitcoin e sulle criptovalute è ormai prossima ad essere introdotta in Italia e nel resto del mondo. L’esigenza di regolare le valute virtuali su scala globale nasce allo scopo di combattere i fenomeni legati al riciclaggio e all’evasione fiscale.

Chi utilizza il bitcoin e le criptovalute come un paradiso fiscale 2.0 potrebbe presto rischiare di trovarsi in brutte acque. Scopriamo perché.

Cosa sono e a cosa servono le criptovalute?

Le criptovalute sono valute virtuali che utilizzano la crittografia per regolare la generazione di unità di moneta e verificarne lo scambio.

Come le valute che tutti conosciamo, l’euro o il dollaro per intenderci, anche le criptovalute assolvono alla funzione di mezzo di scambio, ma a differenza delle prime non sono emesse né garantite dalle banche centrali.

Le criptovalute sono nate con l’ambizione di essere un mezzo di pagamento peer-to-peer non condizionato dall’intermediazione di banche e altri attori finanziari.

Ambizione che si scontra inevitabilmente con la natura stessa delle criptovalute, decentralizzata e priva di regolamentazione. Queste caratteristiche, apparentemente innocue, rendono le criptovalute particolarmente attraenti per finalità illecite.

Quale regolamentazione esiste sulle criptovalute?

Circolando sul web, un mondo scarsamente controllabile e potenzialmente senza confini, bitcoin e criptovalute sono uno dei mezzi di finanziamento prediletti per attività criminali come terrorismo, riciclaggio di denaro, commercio di droghe e frodi.

Secondo Anthony Freeman, esperto americano in criptovalute, il bitcoin sarebbe l’ultima geniale trovata per eludere il fisco.

“Le piattaforme di scambio di criptovalute mostrano le caratteristiche tipiche dei paradisi fiscali poiché non esiste una giurisdizione che ne impone la tassazione. I wallet online di criptovalute sono anonimi, possono nascondersi nella crittografia e ed essere archiviati nel cyber-spazio.”

Questo però era vero fino a ieri.

La circolare n.1/2018 della Guardia di Finanza è di fatto una dichiarazione di guerra alle attività illegali che si celano dietro la compravendita di criptovalute. A partire dal 2018, le Fiamme Gialle potranno accedere alle informazioni personali del contribuente anche senza consenso. E lo faranno arruolando veri e propri specialisti in ambito CFDA (computer forensics e data analisys).

La mossa della Guardia di Finanza si affianca alla nuova normativa italiana antiriciclaggio che impone obblighi di segnalazione “ai prestatori di servizi relativi all’uso di valuta virtuale”. La norma punta il dito agli exchange di criptovalute, che svolgono attività di conversione di valute virtuali in (o da) valute aventi corso forzoso.

Gli effetti della stretta regolamentare sul prezzo delle criptovalute

L’Italia è pioniera nella regolamentazione delle criptovalute e l’obiettivo è quello di portare allo scoperto i criminali senza frenare l’uso legale della tecnologia e dell’innovazione”, sostiene Plateroti de Il Sole 24 Ore.

Intanto, la pressione regolamentare – anche da parte di Cina e Corea del Sud – sta mettendo a dura prova i prezzi delle criptovalute.

Per concludere, le criptovalute sono da molti considerate una sfida alla finanza tradizionale. Tuttavia, dietro questo nobile tentativo si celano troppo spesso attività criminali che si diffondono sul web sfruttando falle regolamentari. È necessaria quindi una presa di posizione condivisa a livello internazionale per dare certezza legislativa e tributaria alle criptovalute.

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