Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03

Seguici

Cara obbligazione, ma quanto mi costi!

Paghereste qualcuno per avere l’opportunità di prestargli denaro? No, ovviamente! Mi spiace dirvi però che se avete acquistato obbligazioni di nuova emissione quasi sicuramente l‘avete fatto.

di Elisabetta Villa - 1 Marzo 2013 - 4'

Come funziona un’obbligazione? E’ abbastanza semplice: comprare un’obbligazione significa prestare denaro a chi la emette, ricevendo in cambio un interesse. Ma paghereste qualcuno per avere l’opportunità di prestargli denaro? No, ovviamente! Mi spiace dirvi però che se avete acquistato obbligazioni di nuova emissione quasi sicuramente l‘avete fatto. Si tratta di obbligazioni bancarie su cui gravano molteplici costi incomprensibili tra i quali le cosiddette “commissioni di collocamento”.

Molto spesso accade infatti che i piccoli risparmiatori che decidono di investire in obbligazioni siano costretti a pagare una somma di denaro agli istituti bancari che vendono l’obbligazione e che, udite udite, spesso sono anche gli emittenti. La banca dunque, non solo si finanzia ma si fa anche pagare da chi le presta i soldi.

Cerco di spiegarmi con un esempio: avete una somma da investire e notate che la vostra banca emette un’obbligazione. Allettati da un “sicuro” interesse vi recate allo sportello e la acquistate. E qui arriva la sorpresa: per avere l’opportunità di prestare denaro alla vostra banca pagate un compenso e, come se non bastasse, spesso lo pagate proprio alla vostra banca!

Le commissioni di collocamento dovrebbero remunerare l’intermediario che si fa carico di commercializzare l’obbligazione, che in molti casi (oserei dire sempre, nel caso delle banche) è un soggetto collegato all’emittente. Sicuramente è discutibile il fatto che le commissioni vengano pagate a qualcuno che spesso si limita ad un’attività di vendita e non fornisce alcun servizio, come nel caso di vendita allo sportello. Ma ammettiamo che questa attività sia indispensabile per ottenere in prestito il denaro, a pagare per questo “servizio” dovrebbe essere la banca che ha bisogno di raccogliere denaro, non l’investitore.

In sostanza invece, si pagano delle commissioni per poter prestare soldi al debitore, e, fatto ancora più grave, la loro entità è anche ragguardevole: non è raro vedere commissioni del 6%, come testimonia la foto di questo articolo.

Questi costi esistono anche nel mercato degli investitori istituzionali (le aziende che investono professionalmente), ma vengono giustamente pagati dall’emittente (il debitore) a chi si occupa di collocare le obbligazioni, e non da chi presta il denaro. Un esempio? Lo Stato italiano in occasione del collocamento del BTP Italia ha riconosciuto una commissione ai collocatori dei bond, anche quando sono stati acquistati da fondi comuni e gestioni patrimoniali. Cosa avreste pensato se lo Stato italiano vi avesse chiesto non il 6%, ma anche “solo” il 2% per farsi prestare i soldi?

In ultimo mi preme fare una considerazione: se un’obbligazione collocata a 100 euro fa pagare il 6% di commissioni di collocamento, vuol dire che vale al massimo 94 e quindi non ci sono ragioni per acquistarla a prezzo pieno!

Tutti i dettagli sui costi non sono invisibili e si trovano all’interno dei prospetti informativi. Lo so, sono spesso lunghi, noiosi e densi di numeri e termini incomprensibili ma bisognerebbe fare lo sforzo di leggerli. Se proprio non ne avete voglia, fate come quando acquistate un’auto: in quel caso chiedete quanti km si percorrono con un litro e tante altre cose, no?

Dunque imponetevi almeno di fare domande sui costi e, ora che le conoscete, sulle commissioni di collocamento!

E se avete dubbi o necessità di chiarimenti … noi siamo pronti a rispondere e a difendere i vostri risparmi. Scriveteci a Risparmiamocelo@acomea.it.

Risparmiamoci i costi inutili!

Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03