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Cosa pensa il Wall Street Journal della CGIL

Un milione di persone circa si è riversato per le strade di Roma sabato per protestare contro lo sforzo modesto del primo ministro Matteo Renzi di riformare la notoriamente confusa legislazione italiana sul lavoro.

di Una finestra sul mondo - 28 Ottobre 2014 - 4'

Movimento per il suicidio economico dell’Italia. Il Wall Street Journal, uno dei principali quotidiani statunitensi, dedica un editoriale al vetriolo al mondo dei sindacati in Italia e alla lotta di questi contro i tentativi di riforma del mercato del lavoro da parte del Governo. Malgrado i toni sferzanti, e forse eccessivi, l’articolo mette in luce alcuni tratti importanti della contesa.

Un milione di persone circa si è riversato per le strade di Roma sabato per protestare contro lo sforzo modesto del primo ministro Matteo Renzi di riformare la notoriamente confusa legislazione italiana sul lavoro. Guidati dal primo sindacato del paese, la CGIL, i manifestanti vogliono preservare in Italia le garanzie sul lavoro così come sono oggi. Chiamiamolo pure movimento per il suicidio economico dell’Italia.

Le leggi sul mercato del lavoro in Italia sono rimaste pressoché invariate dalla creazione del moderno Stato italiano. Con le sue oltre 2.700 pagine il codice del lavoro divide in due parti la forza lavoro. I lavoratori più anziani beneficiano in toto della tutela della legge, incluse le protezioni blindate contro l’essere licenziati, per motivi sia di prestazione sia economici. Questo lascia il resto della forza lavoro, composto principalmente da giovani, a barcamenarsi con lavori temporanei, da freelance o altri tipi di impieghi precari.

C’è poi la Cassa Integrazione Guadagni. Tramite questo programma di assistenza al reddito, le imprese che sono costrette a ridurre l’organico possono mettere in “stand-by” alcuni lavoratori e il Governo si farà carico di una consistente fetta della normale retribuzione fino a quando il datore di lavoro sarà in grado di reintegrare il lavoratore. Il programma drena le risorse dello Stato, scoraggia i lavoratori nella ricerca di un nuovo impiego e impedisce alle imprese in difficoltà di ridurre l’organico per rimanere competitivi.

C’è bisogno di licenziare in lavoratore per una performance sul lavoro non soddisfacente? Per farlo l’impresa dovrà convincere un giudice che nessun altra strada era percorribile – un susseguirsi di audizioni amministrative e cause che può durare mesi e costare risorse all’impresa. Nella valutazione sull’efficienza del mercato del lavoro, il World Economic Forum ha inserito l’Italia al 141esimo posto su 144 per procedure di assunzione e licenziamento, subito prima dello Zimbabwe.

Gli intrattabili sindacati nazionali, rapidi a scioperare e lenti a giungere al compromesso, esacerbano questi problemi. L’Italia ha il maggior numero di piccole imprese dell’Unione europea, non perché queste non vogliono crescere ma perché temono che crescendo dovranno negoziare con i sindacati nazionali militanti come la CGIL.

Il risultato, non sorprendente, di questo barriere al licenziamento e all’efficienza è che le imprese sono riluttanti ad assumere. Il tasso ufficiale di disoccupazione è al 12% e metà dei giovani italiani sono disoccupati. Data la dimensione del problema, le riforme proposte da Renzi sono un punto di partenza ma non sono risolutive.

L’obiettivo del primo ministro è quello di eliminare gradualmente il sistema duale, tramite l’introduzione di un contratto unico che andrà a coprire tutti i lavoratori; spostare le tutele dal posto di lavoro al singolo lavoratore; ridurre la burocrazia per istituire contratti di lavoro temporanei. Per questo, il segretario della CGIL Susanna Camusso, ha accusato Renzi di disertare il dialogo tra le parti a livelli visti solo sotto Margaret Thatcher.

L’Italia sarebbe fortunata ad avere una Iron Lady. Le persone che manifestavano questo weekend non marciavano per una ragionevole tutela del lavoro. Stavano chiedendo la disoccupazione sicura di milioni di cittadini. Per tutti gli italiani fuori dalla forza lavoro e soprattutto per i giovani, Renzi deve andare avanti con le riforme.

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