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Cosa si nasconde dentro i fondi internazionali

La ricerca dimostra che spesso i fondi internazionali non sono in grado di offrire una corretta diversificazione di portafoglio. L'investitore attratto dal fondo potrebbe ricevere spiacevoli sorprese in termini di performance e costi.

di Luigi Guiso - 21 Febbraio 2017 - 4'

Dallo studio delle strategie di vendita dei fondi internazionali c’è molto da imparare sulle motivazioni di una parte dei fondi e sulla loro capacità di curare gli interessi degli investitori. Quando un investitore si affida per la gestione dei propri soldi a un manager professionale, una delle ragioni è che il manager esperto lo aiuti a correggere gli errori e i difetti (i “bias”) che l’investitore ha, piuttosto che a “cavalcarli” per vendere di più e magari vendere più caro. Invece sembra che “cavalcare” i difetti anziché correggerli sia quello che diversi fondi fanno.

Come ben noto, un difetto dei risparmiatori è che tendono ad avere una preferenza per le azioni di imprese nazionali – noto come “home bias” – ovvero una espressiva preferenza ad investire nei titoli di imprese appartenenti al loro paese di origine. Questo è un difetto perché se si dà molto peso ai titoli delle imprese nazionali si ottiene un portafoglio meno diversificato. Si può sostenere che i fondi nazionali potrebbero essere poco adatti a correggere questo difetto perché il loro manager è affetto dallo stesso problema. I fondi internazionali invece potrebbero essere esenti dal problema e offrire quindi ai risparmiatori fondi liberi dall’home bias e quindi meglio diversificati.

Ma è veramente così? Pare di no.

Mancy Luo – ricercatrice all’Università di Tilburg – ha studiato il comportamento di 10 mila fondi azionari provenienti da gestori localizzati in 81 paesi e venduti in 25 paesi di destinazione.

La conclusione che raggiunge è netta: i fondi internazionali accrescono intenzionalmente il peso delle azioni del paese, dove il fondo è venduto come strategia commerciale di penetrazione del mercato, assecondando il “difetto” dell’investitore – ovvero l’una eccessiva preferenza per le azioni del proprio paese. L’eccesso di peso di azioni del proprio paese nel portafoglio del fondo è pervasivo tra fondi e rilevante, arrivando fino al 54% rispetto al peso che dovrebbero avere le azioni nazionali in un ideale benchmark che mirasse a confezionare un portafoglio con massima diversificazione geografica.

Un osservatore acuto può sollevare due obiezioni su questa conclusione.

Primo, un peso apparentemente eccessivo delle azioni nazionali nel fondo internazionale potrebbe essere il riflesso di una maggiore familiarità del gestore del fondo con i titoli di quel paese, piuttosto che un tentativo di assecondare il difetto degli investitori. Ad esempio, un fondo olandese con un gestore che ha operato a lungo sul mercato italiano, può dare un maggiore peso alle azioni italiane perché con esse ha familiarizzato, e la familiarità glieli fa preferire:

Una seconda spiegazione, non troppo distante da questa, considera la possibilità che il gestore olandese possa attribuire un maggiore peso ai fondi italiani perché su questi è molto meglio informato o perché, avendo un legame più diretto con questo paese riesce a raccogliere informazioni più rapidamente. In questo caso sarebbe quindi in grado di reagire più velocemente e meglio a notizie positive a o negative, di cui beneficia alla fine l’investitore.

Mancy Luo ha scartato queste due alternative.

La distorsione da familiarità del gestore è scartata perché questa distorsione è presente anche nei fondi venduti dalla stessa società ma in due paesi diversi. Infatti se la società olandese vende in Italia, vende i fondi che danno più peso alle azioni italiane; se vende in Francia esagera il peso di quelle francesi e se vende in Ucraina il peso dei titoli ucraini. Non si può essere familiari con tutti i paesi dove si vendono i propri fondi.

La seconda ipotesi è scartata semplicemente perché se fosse vera i fondi che danno un peso eccessivo alle azioni nazionali dovrebbero avere un rendimento più elevato (altrimenti a che serve l’informazione?), che invece non hanno.

L’unica alternativa che rimane è quindi che la composizione del fondo è adattata per sfruttare commercialmente il difetto dell’investitore, cioè propendere per i titoli nazionali. A ulteriore supporto di questa conclusione, Luo trova che il sovrappeso dei titoli nazionali da parte dei fondi internazionali è maggiore quando vendono proprio nei paesi dove l’home bias è maggiore.

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