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Cos’hanno in comune lo scandalo della Banca Romana e altre crisi finanziarie?

Lo scandalo della Banca Romana è stato un caso politico-finanziario che ha coinvolto l'Italia a fine '800. Sveliamo i punti in comune con altre crisi finanziarie più recenti.

di Luigi Ripamonti - 31 Maggio 2016 - 6'

Lo scoppio della bolla immobiliare e la crisi economica europea di fine ‘800 travolsero l’Italia e misero in ginocchio il sistema bancario a causa di pesanti sofferenze accumulate. Il Governo Crispi autorizzò l’emissione di nuova cartamoneta ma ciò non bastò: la Banca Romana, per colmare gli ammanchi di cassa, stampò milioni di banconote false. Lo scandalo finanziario arrivò in Parlamento.

Questa, in estrema sintesi, la vicenda della Banca Romana.

Ci chiediamo: quali sono i punti in comune tra la crisi della Banca Romana e le crisi finanziarie più attuali, ad esempio l’ultima che abbiamo vissuto dal 2007 in avanti e la situazione del sistema bancario in Italia oggi?

Le crisi sono con noi da oltre 2.000 anni e Cicerone ne descrive una dell’87 a.c.. Sebbene la genesi di ogni crisi abbia origine da circostanze peculiari e sia caratterizzata da proprie particolarità, ci sono molti aspetti che le accomunano. In primo luogo:

molte crisi hanno inizio da un’enorme espansione del credito, a basso costo.

La crisi della Banca Romana del 1882 come quella del 2007 fu una crisi “subprime”, una crisi che trasse origine da mutui concessi a basso tasso di interesse, un tasso al di sotto di quello applicato dalle banche; si trattava di indebitarsi a “tassi di favore”. Tutto ebbe inizio quando, per reintrodurre la convertibilità delle banconote in oro, lo Stato italiano fece un prestito internazionale i cui proventi vennero riutilizzati dallo Stato stesso per rimborsare i propri debiti verso le banche. Le banche quindi si trovarono ad avere a disposizione una grande quantità di oro e visto che la legge stabiliva che le banche potevano emettere banconote in misura legata all’oro che avevano nei forzieri, esse emisero abbondanti quantità di moneta.

Negli stessi anni si stava formando una grande domanda di abitazioni, a Roma perché la capitale si stava espandendo, a Torino per compensare la perdita dello status di capitale e a Napoli per il risanamento della città. Gli investimenti erano necessari, non erano speculativi, e qui un altro paragone con la crisi recente:

quasi tutte le crisi hanno origine da una domanda sana per un’attività reale.

Poi però la grande abbondanza di credito a basso costo attrasse anche speculatori oltre agli investitori e ciò fece salire i prezzi degli immobili. Le banche erano tranquille, avendo ipoteche su beni che si rivalutavano, …è esattamente quanto è successo recentemente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Spagna, …ad un certo punto però i prezzi raggiunsero livelli insostenibili.

Quasi sempre nelle crisi i prezzi di un’attività vanno oltre i livelli di equilibro a causa di una domanda speculativa.

A quel punto chi riuscì, iniziò a vendere e i prezzi delle case rallentarono. Alcuni invece continuarono a comprare, si trattava di coloro che mossi dall’avidità pensavano di poter lucrare anche all’ultima ora e invece rimasero con il cerino in mano quando i prezzi crollarono. Nel frattempo chi aveva ottenuto prestiti dalle banche non fu in grado di restituirli, le banche si appropriarono delle case e dei terreni ricevuti in garanzia che però non potevano essere venduti, se non a prezzi che le avrebbero sottoposte a perdite insostenibili. Gli istituti di credito più deboli crollarono e misero a rischio le banche che li avevano finanziati, fu un contagio dell’intero sistema bancario e il pubblico perdette la fiducia nelle banche. Si assistette al crollo del sistema bancario italiano, le due principali banche non di emissione, la Banca Generale e il Credito Immobiliare fallirono.

Una differenza c’è tra la crisi del 1882 e quella del 2007: all’inizio della crisi nel 2007, invece del prestito in oro ci fu uno scenario del tutto nuovo, con una crescita economica costante in assenza di inflazione e senza squilibri, sostenuta da una grande abbondanza di credito a buon mercato che fece illudere molti economisti e banchieri centrali di trovarsi di fronte ad un nuovo paradigma, “this time is different”.

Dalla storia della Banca Romana emerge anche una grande vicinanza tra le banche e il potere politico; le banche sono la fonte di finanziamento per l’economia e per lo Stato, uno strumento di sviluppo e controllo del territorio, le banche potevano emettere moneta e raccoglievano depositi e risparmi, si trattava e si tratta di istituzioni nelle quali si concentra la fiducia dei cittadini con un ruolo pubblico importante. Per queste ragioni il potere di condizionamento dello Stato sul settore bancario è sempre stato enorme ed è vero anche il contrario. Per questo e per timore di generare un calo di fiducia, abbiamo assistito all’occultamento del contesto da parte della politica. E ciò avvicina molto la situazione di allora alla situazione dell’Italia negli ultimi anni: banche che erogano credito ad amici, aumenti di capitale che avrebbero dovuto essere definitivi a cui sono seguiti altri aumenti di capitale a prezzi inferiori, molti signori Tanlongo (Presidente della Banca Romana) che sono stati liquidati senza conseguenze. Caratteristica del nostro Paese è proteggere l’offerta più che la domanda e anche in questa occasione, la stabilità della banca è stata protetta a discapito del portafoglio del risparmiatore.

La verità vi prego sul denaro ha portato in scena lo scandalo della Banca Romana a Teatro:video e testo teatrale disponibili su registrazione.

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