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Fondi a Formula: l’apparenza inganna

La finanza è uno dei pochi settori in cui di solito l’innovazione porta con sé complessità e maggiori costi per i clienti. Allontanare e non informare i risparmiatori sembra essere il mantra perseguito dai maggiori istituti finanziari, il tutto con la benedizione degli Organi di Vigilanza. Il cambiamento è possibile ma occorre informarsi, scegliere e andare contro il sistema.

di Elisabetta Villa - 4 Giugno 2013 - 3'

Obbligazioni strutturate, titoli derivati: orrore! E’ la realtà vissuta da molti risparmiatori che negli anni passati, prima hanno pagato cospicue commissioni di sottoscrizione e poi, in molti casi, hanno subito perdite per aver accettato di acquistare prodotti spesso creati con lo scopo di far assumere ai clienti i rischi da cui la loro (cara) banca voleva invece proteggersi.

Questo l’abbiamo imparato (forse): se vogliamo tenere al sicuro i nostri risparmi meglio evitare obbligazioni strutturate e derivati.

Ancora una volta però l’ingegneria finanziaria ci mette in pericolo: ciò che abbiamo scacciato dalla porta ecco che rientra dalla finestra, con un abito nuovo ma con lo stesso DNA. Troviamo così un’altra categoria di prodotti finanziari, i fondi a formula:gli stessi prodotti derivati che erano prima impacchettati nelle obbligazioni strutturate sono ora inseriti in “normali” fondi comuni d’investimento.

Come funziona un tipico fondo a formula? L’idea è di investire in titoli derivati gli interessi di un portafoglio di obbligazioni, con lo scopo, ad esempio, di partecipare all’andamento di un indice azionario, offrendo alla scadenza la protezione del capitale (eventuale, parziale o totale) investito.

Dunque, con il fondo a formula, il denaro dei sottoscrittori è investito in un certo numero di obbligazioni (di norma governative) la cui scadenza è vicina a quella del fondo e in un derivato legato ad un altro mercato. Il portafoglio, una volta costruito, rimane di norma fisso per tutta la durata dell’investimento.

Il sottoscrittore potrà disinvestire perdendo l’eventuale garanzia sul capitale e pagando, per il disturbo, le eventuali commissioni di rimborso.

Alla scadenza e nel corso della durata dell’investimento, il valore del fondo sarà dato dal valore delle obbligazioni in portafoglio e da quello dei derivati.

Dunque fondo a formula non facciamo altro che ricomprare gli stessi rischi che compravamo con le obbligazioni strutturate.

Come se non bastasse, anche per i fondi a formula paghiamo una commissione di gestione per tutta la durata dell’investimento. Questa commissione dovrebbe remunerare la gestione attiva e continua del portafoglio del fondo, ma nei fondi a formula il contenuto di gestione è prossimo allo zero: infatti il portafoglio obbligazionario è fisso e le posizioni in derivati non possono essere movimentate, perché anche la formula è fissa.

Quindi, in sostanza il sottoscrittore rinuncia agli interessi sul portafoglio obbligazionario per scommettere (si dice “partecipare”) sull’andamento di un certo sottostante: cosa che potrebbe fare liberamente e a costi ridotti, per esempio acquistando un ETF o un altro fondo comune. In più paga dei costi per un servizio che non ottiene. Ne vale la pena? Risparmiamocelo!

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