Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03

Seguici

Le sette domande da fare per scegliere bene un fondo comune

Come orientarsi tra la moltitudine di fondi comuni disponibili sul mercato? Ecco le sette domande che bisogna fare (e farsi) nel scegliere su quale fondo investire.

di Lorenzo Saggiorato - 20 Dicembre 2013 - 5'

Come orientarsi tra la moltitudine di fondi comuni disponibili sul mercato? Ecco le sette domande che bisogna fare (e farsi) nel scegliere il fondo in cui investire.

I fondi comuni di investimento sono strumento di risparmio democratico, in quanto accessibili da cifre basse (100 euro) o addirittura minime (5 euro) e permettono un buon grado di diversificazione anche impiegando somme limitate. Ma come si sceglie un fondo di investimento? Come regola generale è fondamentale confrontare diversi prodotti prima di acquistare, cosa che facciamo per ogni altro acquisto, e verificare che non vi sia un conflitto di interessi tra il venditore e il prodotto che vi sta proponendo. Detto questo, vediamo quali domande fare allo sportello bancario, al nostro promotore finanziario o direttamente alle società di gestione del risparmio (SGR), per scegliere correttamente un fondo (o un mix di fondi) ed evitare brutte e costose sorprese:

  1. In che cosa investe il fondo? Tipicamente un fondo obbligazionario sarà meno rischioso, e con un rendimento potenziale minore, di un fondo azionario; un fondo monetario (un obbligazionario a brevissimo termine) è adatto anche a un investimento su un orizzonte temporale ridotto, mentre un fondo più rischioso andrà investito con un orizzonte temporale più lungo. Non esiste ovviamente un segmento migliore ma è fondamentale identificare quelle che sono le proprie esigenze, in termini di rischio, a cui scegliere di esporsi per cercare un determinato rendimento, e di orizzonte temporale dell’investimento.
  2. Il fondo è di diritto italiano? È bene porre subito questa domanda perché i fondi di diritto italiano devono sottostare alla normativa di Banca d’Italia e offrono ai risparmiatori garanzie molto più tutelanti rispetto ai fondi di diritto estero commercializzati in Italia.
  3. Quanto costa? Le commissioni di gestione rappresentano il principale costo di un fondo comune di investimento e sono il prezzo che si paga ogni anno per avere il servizio di gestione (da parte della SGR) e di consulenza (da parte della banca o promotore finanziario o direttamente dalla SGR). Le commissioni di gestione crescono al crescere della complessità del fondo (un fondo monetario avrà commissioni inferiori rispetto ad un azionario globale). Inoltre le commissioni di gestione incorporano un costo legato alla consulenza che deve quindi essere pretesa (alcune SGR mettono a disposizione fondi in modalità cosiddetta execution only in cui il fondo viene venduto senza alcuna consulenza, con una conseguente riduzione delle commissioni di gestione).
  4. Sono previste commissioni di performance? C’è l’high-water mark? Le commissioni di performance, o di incentivo, sono pagate quando il fondo ha un rendimento particolarmente positivo. Vi sono però diversi modi possibili di calcolare tali commissioni e non tutti garantiscono il risparmiatore: è bene quindi ricercare fondi che applicano il metodo dell’high-water mark (assoluto o relativo) senza reset periodico perché è quello che meglio allinea gli interessi della SGR a quelli del cliente evitando di pagare commissioni di performance che non derivano da un effettivo buon andamento del fondo.
  5. Ci sono commissioni di ingresso o uscita? Alcuni fondi, e soprattutto alcune modalità di acquisto, prevedono il pagamento di commissioni di ingresso o di uscita o di switch (passaggio da un fondo ad un altro) di cui è bene tenere conto.
  6. C’è un benchmark? Se sì, qual è? Il benchmark è un indice che serve a valutare l’andamento del fondo rispetto al mercato di riferimento. Non tutti i fondi comuni hanno un benchmark, solitamente i fondi flessibili per loro natura non ce l’hanno, ma, quando c’è, costituisce un parametro importante ai fini di valutare l’andamento del fondo e valutare l’adeguatezza delle commissioni di performance. Il benchmark adottato deve quindi essere coerente con la politica di investimento del fondo.
  7. Qual è stato il rendimento degli anni precedenti? La performance passata non garantisce in alcun modo quella futura, però un rendimento, sistematicamente negli anni e su diversi fondi, migliore del benchmark e soprattutto migliore dei concorrenti è un’informazione utile per valutare l’abilità del gestore e della SGR.

Un tempo era tradizione diffusa regalare ai figli e ai nipoti degli strumenti di investimento, accumulando gradualmente negli anni dei capitali che sarebbero entrati nelle loro disponibilità in età adulta. Un fondo comune di investimento potrebbe costituire un bel regalo in vista di sfide e progetti di vita importanti: basta farsi le domande giuste al momento della scelta, e confrontarne diversi.

Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03