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Lo spreco dei fondi europei

30 miliardi di euro; sette volte quanto paghiamo per l’imposta di bollo. È quanto non abbiamo ancora speso dei fondi strutturali europei destinati all’Italia per il periodo 2007-2013, pari al 60% dei quasi 50 miliardi disponibili. Si avvicina la scadenza e se questi fondi non verranno assegnati entro la fine dell’anno a progetti in linea con gli obiettivi per cui sono stanziati, andranno persi. In questo periodo, in cui il lavoro, i consumi e il risparmio sono preda facile del fisco, non possiamo concederci questo lusso.

di Lorenzo Saggiorato - 17 Settembre 2013 - 4'

30 miliardi di euro; sette volte quanto paghiamo per l’imposta di bollo.

È quanto non abbiamo ancora speso dei fondi strutturali europei destinati all’Italia per il periodo 2007-2013, pari al 60% dei quasi 50 miliardi disponibili.

Si avvicina la scadenza e se questi fondi non verranno assegnati entro la fine dell’anno a progetti in linea con gli obiettivi per cui sono stanziati, andranno persi. In questo periodo, in cui il lavoro, i consumi e il risparmio sono preda facile del fisco, non possiamo concederci questo lusso.

Proviamo a fare brevemente chiarezza sul tema: i fondi europei sono lo strumento principe della politica di coesione comunitaria, il cui obiettivo è quello di ridurre le disparità economiche e sociali esistenti tra le regioni degli stati membri, favorendo direttamente la crescita delle regioni più arretrate e fornendo supporto alle economie locali.

L’Italia riceve finanziamenti dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale, rivolto alle regioni con reddito pro capite inferiore alla media europea, e dal Fondo sociale europeo che finanzia invece operazioni a sostegno dell’occupazione in tutte le regioni. Dai due fondi sono stati stanziati finanziamenti al nostro paese per 49,5 miliardi di euro durante il periodo 2007-2013, ma ad oggi ne abbiamo utilizzati meno di 20 miliardi, equivalenti al 40% del totale.

Il tema è complesso ma emergono chiaramente criticità a monte e a valle del processo di assegnazione e utilizzo dei fondi comunitari.

La prima, più grave, è che semplicemente non facciamo richiesta per questi finanziamenti. Come illustra il grafico fornito dal Ministero per la Coesione territoriale, al 2011 avevamo utilizzato solo il 10% della dotazione disponibile; è stato poi l’intervento del governo Monti a portare l’attenzione sul tema e iniziare ad assegnare i fondi su progetti di interesse pubblico. Anche l’attuale governo sembra essere sensibile al tema, evidentemente prezioso.

Speriamo che si riesca nella corsa contro il tempo per formalizzare i progetti da finanziare e farli approvare da Bruxelles entro la fine dell’anno.

Per quanto riguarda poi l’effettivo utilizzo dei fondi comunitari la realtà dei fatti è poco confortante. Recentemente il Commissario europeo alle politiche regionali Johannes Hahn, in un’intervista all’ANSA, ha criticato l’uso inefficiente dei fondi in Italia, sostenendo che la dispersione dei finanziamenti su moltissimi micro progetti ha molto penalizzato il ritorno economico e sociale degli interventi sul territorio, ed ha invece posto l’accento sulla necessità di definire poche e irrinunciabili priorità. Ad oggi invece appare evidente che l’assegnazione dei fondi, quando avvenuta, abbia risposto molto più a interessi locali e clientelari, che non ad un progetto di rilancio di produttività e crescita sul territorio.

L’utilizzo efficace dei fondi europei è sicuramente un tema cardine ed andrà affrontato con attenzione e soprattutto coraggio.

Allo stato attuale però la priorità dovrebbe essere quella di non perdere i fondi disponibili: scadenza ultima, la fine del 2013. Inoltre, l’anno prossimo si definiscono le dotazioni per il settennato successivo e se non avremo utilizzato tutti i fondi a noi assegnati per il 2007-2013 saremo penalizzati.

Non possiamo permetterci il lusso (o l’incompetenza) di perdere diversi miliardi di euro che dovrebbero essere destinati alla crescita e all’occupazione. Sarebbe vero sempre, ma a maggior ragione dato il contesto attuale.

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