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Perché i mercati finanziari sono così scollegati dall’economia reale?

Mentre il numero di contagi nel mondo continua ad aumentare e l'economia reale paga gli effetti della pandemia, i mercati finanziari viaggiano su binari opposti. Quali sono i fattori che determinano questa divergenza?

di Piero Cingari - 31 Luglio 2020 - 5'

Alla fine di luglio 2020, mentre l’economia americana segna il peggior risultato trimestrale annualizzato della sua storia (-32%) e il mondo raggiunge 17.5 milioni di contagi da Covid-19, l’indice azionario dei titoli tecnologici americani (Nasdaq) si trova sui massimi di sempre registrando una performance del 22% da inizio anno. Allo stesso modo, l’indice delle 500 aziende più grandi negli Stati Uniti (S&P 500), che inizialmente era sceso del 34% tra metà febbraio e marzo, è adesso positivo da inizio anno (+0,58%), un risultato inimmaginabile se si considera che il tasso di disoccupazione è salito ai massimi di sempre.

Perché i mercati finanziari non riflettono l’andamento dell’economia reale?

Questo disaccoppiamento dei mercati finanziari dall’economia reale si riscontra non solo negli Stati Uniti, ma a livello globale.

Cosa potrebbe spiegare questa anomalia?

Ci sono almeno tre fattori che spiegano perché i mercati finanziari sono oggi così lontani dalla realtà economica.

In primo luogo, le principali banche centrali di tutto il mondo hanno contribuito al sostanziale allentamento delle condizioni finanziarie attraverso tagli dei tassi di interesse ed espansione del del loro bilancio (Quantitative Easing).
Queste azioni rapide e senza precedenti da parte delle banche centrali hanno ripristinato la fiducia e aumentato l’assunzione del rischio degli investitori.
Allo stesso tempo i governi sono scesi in campo, garantendo ampi programmi fiscali per sostenere i redditi delle famiglie e la liquidità delle imprese.
Tutto questo ha portato i mercati a scommettere che un supporto duraturo da parte delle banche centrali e dei governi sosterrà un rapido recupero anche se i dati economici indicano una recessione più profonda del previsto.

Questo forte supporto della politica economica è probabilmente il fattore dominante alla base del misterioso disaccoppiamento dei mercati dei capitali dall’economia reale, ma non è l’unico.

La grande divergenza tra mercati ed economia si riscontra particolarmente in alcuni settori e titoli. Stiamo parlando dei colossi mondiali, come Apple, Amazon, Microsoft, Facebook e Google che hanno dominato la scena negli ultimi decenni e che nonostante il Covid-19 rischiano di incrementare ancor di più la loro presenza in un mondo sempre più dipendente dal digitale e dalle vendite online.

In soli 10 anni, il peso di Apple, Amazon, Microsoft, Google e Facebook all’interno dell’indice S&P500 è più che raddoppiato, passando dal 9 al 23%. In sostanza, soltanto cinque aziende capitalizzano quasi 1 quarto del mercato azionario americano.

Se si guarda alle loro performance da inizio anno a fine luglio, sono tutte in doppia cifra.

Anche i fattori psicologici hanno giocato la loro parte. I ricordi di crolli di borsa più piccoli seguiti da forti e veloci recuperi, potrebbero aver lasciato l’impressione che il mercato fosse caduto abbastanza nel 2020. A quel punto, la cosiddetta FOMO (Fear of Missing Out), cioè la paura di perdere guadagni quando il mercato sale, ha preso piede rafforzando la convinzione degli investitori che il peggio fosse già passato.

Quali sono i rischi all’orizzonte?

Le implicazioni di questa tendenza pongono dei rischi per lo sviluppo socio-economico. Dimostra, innanzitutto, che i proprietari di capitali possono ottenere più profitto da attività speculative che da investimenti reali. Andando avanti su questa strada si rischia di ridurre l’occupazione nell’economia globale, poiché sempre più capitale viene deviato dall’economia reale, e di aumentare ancor di più il gap della disuguaglianza tra possessori di capitale e lavoratori.

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