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Quattro grafici che raccontano il 2015

Che anno è stato il 2015? La rivista statunitense The New Yorker prova a rispondere a questa domanda proponendo quattro grafici che raccontano alcune delle dinamiche più importanti che hanno caratterizzato l’anno che si sta concludendo.

di Una finestra sul mondo - 18 Dicembre 2015 - 7'

Che anno è stato il 2015? La rivista statunitense The New Yorker prova a rispondere a questa domanda proponendo quattro grafici che raccontano alcune delle dinamiche più importanti che hanno caratterizzato l’anno che si sta concludendo.

Per la prima volta, meno del 10% della popolazione mondiale vive in condizioni di povertà estrema.

Il mondo è andato diventando sempre meno equo, ma l’ultimo anno l’aumento della disuguaglianza è diventato un tema di discussione particolarmente alla moda, in buona misura a causa della pubblicazione del libro “Il capitale nel XXI secolo” dell’economista Thomas Piketty (recensito qui), una riflessione sulla divergenza tra i ricchi e poveri del mondo. Il 2015 ha visto un riaccendersi dell’interesse verso un’altra misura di benessere economico, che per fortuna indica una situazione meno grave rispetto a quella della disuguaglianza. Malgrado l’aumento delle disuguaglianze infatti, la povertà estrema si trova oggi ai minimi storici.

Ciò potrebbe sembrare contro intuitivo, ma è spiegato dal fatto che benché la ricchezza delle classi più ricche sia cresciuta più rapidamente rispetto a quella dei più poveri, la ricchezza di entrambi i gruppi in media è aumentata. In ottobre, la Banca Mondiale ha stimato che meno del 10% della popolazione vivesse al di sotto della linea di estrema povertà di 1,9 dollari al giorno – in riduzione dal 13% del 2012 e del 29% solo nel 1999. Il grosso del miglioramento deriva dall’aumento del benessere in Cina e in India, dal momento che questi paesi hanno beneficiato fortemente di investimenti di imprese e stati esteri, come dei loro stessi governi.

Facebook ha conquistato il mondo.

Facebook potrebbe non sembrare la più eccitante delle società della Silicon Valley di quest’anno – non se confrontata con le nuove (e più attraenti) arrivate come Uber e Airbnb. Tuttavia, il 27 agosto, l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, ha ricordato al mondo il ruolo dominante della sua società quando in un post su Facebook ha celebrato un clamoroso traguardo per l’azienda: tre giorni prima, un miliardo di persone – un settimo della popolazione mondiale – aveva fatto l’accesso su Facebook. Non si tratta del numero totale degli utenti di Facebook che è di parecchio superiore; è proprio il numero di persone che effettivamente avevano usato Facebook quel giorno – una testimonianza di quanto il servizio è presente nella vita delle persone.

[…] La società di ricerche eMarketer ha stimato che oltre quattrocento milioni di persone in Asia e Pacifico hanno usato Facebook quest’anno – più del doppio degli utenti americani. L’America Latina e la regione che va dal Medio Oriente all’Africa ha più utenti Facebook del Nord America.

Ancora più importante, per Facebook, è il fatto che, anche se Facebook è già usato da molte persone al di fuori degli Stati Uniti, ci sono ancora ampi margini di crescita – soprattutto nell’area Asia e Pacifico, dove tutti qui milioni di utenti rappresentano solo l’11% della popolazione, soprattutto perché Facebook è proibito in Cina. Questo spiega perché Zuckerberg è stato così accalorato nella sua lode alla Cina durante una visita quest’anno.[…]

La FED ha alzato i tassi di interesse – finalmente.

La Federal Reserve ha mantenuto il livello dei tassi di interesse vicino allo zero così a lungo che ci sono adolescenti che non hanno mai vissuto in un mondo in cui il tasso di interesse è stato superiore all’uno percento. Ciò è particolarmente significativo quando si considera una prospettiva di lungo periodo: durante i primi anni Ottanta, c’è stato un lungo periodo in cui i tassi erano a doppia cifra. Mercoledì la Fed ha alzato i tassi per la prima volta dal 2008, con un target tra lo 0,25 e lo 0,5%. Il tasso di interesse è ancora parecchio inferiore rispetto alla media storica degli ultimi vent’anni. Inoltre, i tassi di interesse che le persone pagano solitamente sui propri contratti, come ad esempio i mutui, sono influenzati da una serie di fattori che prescindono dal tasso della FED. Da dove origina dunque tutto questo clamore? Una ragione è che è stato atteso a lungo. Un’altra riguarda il valore simbolico della decisione: finalmente, la Fed ha reputato che l’economia americana si sia ripresa dalla crisi e possa quindi sopportare un incremento dei tassi. Evidentemente dovremo aspettare fino all’anno prossimo – almeno – per capire se questa ipotesi si rivela corretta. Con l’economia globale in difficoltà, a causa della crisi in Europa e del rallentamento della Cina, l’economia americana potrebbe ancora rivelarsi fragile.

L’economia greca ha iniziato a crescere ancora – e poi è crollata.

Parlando della crisi dell’Eurozona – questa ha raggiunto un punto di svolta quest’estate, quando la Grecia ha accettato un nuovo round di misure di austerità in cambio di un terzo bail-out da parte dei creditori internazionali. Per coloro che non hanno seguito gli sviluppi da vicino, potrebbe essere stata una sorpresa, nel contesto della crisi, vedere che l’economia greca è cresciuta, anche se lentamente, nel primo e secondo trimestre dell’anno. Tuttavia, non è così assurdo.

Ecco quello che gli economisti credono che sia successo durante quel periodo. C’erano molti dubbi attorno al futuro della Grecia – sarà espulsa dalla zona euro? saranno chiuse le banche? – che i greci hanno ritenuto che fosse più saggio spendere parte dei propri risparmi piuttosto che lasciarli fermi nei depositi bancari. Poi, alla fine di giugno, come le tensioni tra la Grecia e i suoi creditori si sono aggravate accrescendo i timori degli investitori, il governo greco ha annunciato la chiusura temporanea delle banche e messo in atto il controllo dei capitali – limitando prelievi e trasferimenti – per evitare il collasso dell’economia. Prevedibilmente, queste misure hanno posto un freno alle spese, il che ha contribuito a portare alla contrazione dell’economia nel terzo trimestre. Questa situazione è poi stata aggravata dalla crisi dei rifugiati, in cui il paese si è rapidamente trovato in prima linea, con migranti in fuga dalla Siria o da altrove che sperano di arrivare in altre parti d’Europa.

La situazione greca potrebbe però migliorare tra non molto. Malgrado il tasso di disoccupazione rimanga elevato – quasi un quarto dei greci è senza lavoro – l’economia sta andando meglio di quanto alcuni esperti avevano previsto. Le stime indicano una contrazione nel 2015 e 2016 ma un ritorno alla crescita durante l’anno successivo; la Commissione Europea attribuisce questa inversione di tendenza a un “ritorno della fiducia, alla stabilizzazione del settore finanziario in seguito alla ricapitalizzazione delle banche prevista alla fine del 2015 e alla conseguente ripresa degli investimenti e dei progetti di privatizzazione”. Questo è importante perché suggerisce che le previsioni da fine del mondo circa gli sviluppi della crisi greca per i suoi cittadini e per il sistema economico europeo – per cui la Grecia sarebbe collassata, l’intero concetto di Europa sarebbe crollato – potrebbero non avverarsi. Allo stesso tempo, la crisi greca lascerà un profondo segno sul continente, e i politici dovranno usare l’esperienza acquisita per promuovere cambiamenti nelle politiche economiche volti a prevenire che future crisi degenerino, come è accaduto in Grecia.

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