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Tobin Tax* all’Europea? Ancora più dannosa

Dopo i dubbi iniziali ed un bilancio informale negativo sulla tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) all’italiana in vigore dal dal 1 marzo 2013 si paventa, oggi, l’ipotesi di una Tobin Tax europea che, a partire dal 2014, prevedrebbe la tassazione delle operazioni in titoli di Stato. Il nostro Governo si oppone ma resta da vedere se, almeno questa volta, riuscirà a spuntarla.

di Alessandro Leozappa - 28 Maggio 2013 - 5'

Dopo i dubbi iniziali ed un bilancio informale negativo sulla tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) all’italiana in vigore dal dal 1 marzo 2013 si paventa, oggi, l’ipotesi di una Tobin Tax europea che, a partire dal 2014, prevedrebbe la tassazione delle operazioni in titoli di Stato. Il nostro Governo si oppone ma resta da vedere se, almeno questa volta, riuscirà a spuntarla.

Nonostante non esistano ancora dei dati ufficiali, il bilancio informale dei primi mesi di vita della FTT (tassa sulle transazioni finanziarie) pare abbastanza negativo in tutti e undici* i Paesi EU che l’hanno introdotta. In Italia, analizzando i volumi scambiati ed il numero di contratti in Borsa si nota che, tra gennaio ed aprile, c’è stato un forte decremento dei volumi mensili (da 2,6 miliardi di euro a gennaio a 2 miliardi ad aprile) e del numero di contratti mensili (267mila a gennaio e solo 223mila ad aprile).

Sebbene i valori siano in aumento rispetto al 2012, Gianluigi Gugliotta presidente di Assosim avverte che “In questo periodo i mercati in rialzo incentivano sicuramente gli scambi […] ma gli intermediari che operano per conto di investitori istituzionali, soprattutto di matrice estera, stanno registrando un forte calo dei volumi”.

La situazione andrà peggiorando visto che da luglio 2013 la tassa sarà applicata anche ai prodotti derivati con il conseguente aumento del costo di hedging, quella strategia d’investimento disegnata per ridurre il profilo di rischio di un investimento mediante, appunto, l’utilizzo di prodotti derivati.

Ed ecco, in nuce per il 2014, la Tobin Tax EU con la quale la Commissione Europea vorrebbe tassare anche le transazioni sui titoli di Stato e sui derivati di copertura. L’eventuale implementazione di questa tassa avrà almeno tre effetti negativi:

1- La tassazione delle operazioni sul mercato secondario dei titoli di Stato rischia di far aumentare la volatilità dello spread tra i titoli dei diversi Stati

2- La tassa sui derivati di copertura farà aumentare il costo delle operazioni di protezione ad esempio dei tassi di cambio

3- L’International Capital Markets Authority (ICMA) dimostra nel suo ultimo studio come la tassa rischi di influire anche sul settore dei pronti contro termine, erodendo il 66% dei repurchase agreements (repo), con i quali gli istituti di credito sono in grado di rifinanziarsi

Luigi Abete, presidente di Assonime, sostiene che la tassa ”procurerebbe danni significativi per il rendimento del risparmio, il costo dei finanziamenti e l’attività’ d’intermediazione ancora presente sui nostri territori”. In una lettera congiunta al Ministro Saccomanni, le associazioni bancarie e del risparmio chiedono un ripensamento radicale della Tobin Tax Europea considerata come “una proposta con portata assai più ampia e dirompente rispetto all’imposta in Italia con conseguenti perdite di competitività e posti di lavoro”

Per il momento solo l’Italia e l’Inghilterra si oppongono con forza all’applicazione della Tobin Tax Europea ma, con l’avvicinarsi della decisione e il distacco dalle misure di austerity auspicato negli ultimi giorni, altri paesi potrebbero unirsi al coro.

La commissione europea sperava di combattere la speculazione e raccogliere 30 miliardi di euro con questa tassa ma, così come l’esperienza italiana, la Tobin Tax “all’europea”, serve a ben poco. Anch’essa, oltre ad essere inutile la tassa è anche dannosa, riduce ulteriormente la concorrenza, non aumenta le entrate e lascia i piccoli a pagare il conto. Risparmiamocelo!

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(*) La Tobin Tax, in vigore dal 1 marzo 2013, è una tassa sulla compravendita di strumenti finanziari già emessi. L’acquirente sarà sottoposto ad un’aliquota dello 0,12% (0,1% dal 2014) per i mercati regolamentati e dello 0,22% (0,2% dal 2014) per i mercati non regolamentati. Due le principali esenzioni: la finanza etica e i titoli azionari italiani con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro a novembre 2012, e i Titoli di Stato. Per i derivati il 1° luglio 2013 entrerà in vigore la tassa sui derivati che avrà un tetto massimo di 200 euro e sarà calcolata in base alla tipologia e al valore di esercizio (strike price) del contratto. Trovate qui la lista delle 70 compagnie attualmente quotate in borsa italiana e non esenti.

(**)Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna

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