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Alla ricerca del rendimento perduto: i risparmiatori nell’era dei tassi zero

Ritorno del mattone e ricerca di investimenti sicuri. Questo è ciò che emerge dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016

di Sofia Pescia - 3 Agosto 2016 - 7'

In un clima caratterizzato da una sostanziale debolezza dei redditi reali, da tassi d’interesse intorno allo zero e da un’alta volatilità sui mercati azionari e valutari, i risparmiatori italiani mettono la sicurezza al primo posto delle loro scelte d’investimento.È quanto emerge dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, condotta dal Centro Einaudi che annualmente esamina i comportamenti in tema d’investimenti delle famiglie italiane.

Come mostrato dal grafico in basso, in passato, i risparmiatori cercavano di bilanciare i loro obiettivi d’investimento, preferendo un mix tra liquidità, sicurezza e rendimento a breve e a lungo termine. Ai giorni nostri, invece, la ricerca di protezione del risparmio dal rischio di perdite è diventata la priorità per i risparmiatori. Infatti, nel 2016 è ben il 58% del campione intervistato che mette al primo posto la sicurezza contro il 24% del 2011.

Perché i risparmiatori sono diventati così insicuri e pessimisti quando si tratta di investire i loro risparmi?

È uno scenario del tutto nuovo quello che si affaccia dinanzi all’universo del risparmio. In primo luogo, dei tassi d’interesse così bassi non si vedevano dal 1959 e le aspettative sono che tale trend si prolungherà fino alla conclusione del programma di quantitative easing della BCE programmato per il 2017. Inoltre, la lenta uscita dalla crisi, la caduta dei prezzi petroliferi, le scottature subite dalla vicenda delle obbligazioni subordinate, le incognite sulla crescita cinese e sulla Brexit, hanno contribuito a creare un clima d’incertezza e giocare a favore del bisogno di sicurezza nelle scelte d’investimento.

In particolare, la politica dei tassi bassi ha avuto effetti più marcati in Italiache altrove. Secondo uno studio della Bce, in Italia dal 2008 al 2015, i flussi di interessi attivi sono diminuiti più del doppio rispetto a quelli dei pagamenti, gravando negativamente sui bilanci delle famiglie e incrementando questo bisogno di sicurezza.

Come muoversi allora in questi casi e quali sono le scelte di portafoglio da compiere?

L’Indagine ha rilevato che il 40,2% degli intervistati si è mostrato totalmente spiazzato dal contesto attuale, ribadendo che non si possa o non si debba far nulla. Il 23,5% ritiene indispensabile l’ausilio di un consulente o specialista finanziario, mentre il 14% preferisce tenere parcheggiati tutti i risparmi sul conto corrente; solo il 6,3% ritiene di difendere il patrimonio attraverso l’investimento in beni di rifugio come oro, metalli preziosi e opere d’arte.

A testimonianza del grande ritorno di fiamma per il mattone, una quota crescente di intervistati (6,9%) ha dichiarato di preferire l’investimento in case o immobili commerciali da dare in affitto. Per gli italiani, la casa rappresenta un evergreen essendo il mercato dei beni di investimento più conosciuto, e al quale probabilmente sono più interessati. Il connubio tra la ricerca della sicurezza e il turbolento andamento dei mercati azionari ha creato una certa diffidenza nei confronti dell’investimento in capitale di rischio. Soltanto il 3,8 % del campione dichiara di aver comprato o venduto azioni negli ultimi mesi (era il 5,1 % nel 2015 ed il 31,9 % nel 2003) e solo il 5,3 % di averlo fatto negli ultimi cinque anni.

A causa del crollo dei rendimenti in seguito alle misure non convenzionali (acquisto di titoli di Stato) da parte della BCE, l’investimento obbligazionario ha subito una notevole battuta d’arresto nel 2015, sintomo di una forte perdita di appetibilità nei confronti di questa asset class. Se in passato la discesa dei rendimenti obbligazionari a fronte di prezzi più alti portava ad una creazione di ricchezza finanziaria attraverso la rivalutazione delle obbligazioni già detenute, oggi il guadagno degli obbligazionisti si è praticamente azzerato e i risparmiatori hanno trovato rimedio riducendo la loro quota in portafoglio dal 21,7 % nel 2012 al 14 % nei primi mesi del 2016.

A fronte della riduzione dei possessori di obbligazioni e dell’avversione dell’azionario, l’Indagine ha posto l’accento sull’aumento degli investimenti nel segmento del risparmio gestito e cioè, fondi comuni di diritto italiano o estero, Sicav, Etf, prodotti assicurativi collegati a fondi, gestioni patrimoniali in fondi e gestioni patrimoniali monetarie. La scelta di questo tipo di soluzione risponde alle esigenze di investire in modo semplificato e diversificato, contando su un alto livello di competenza.

In questo contesto occorre essere consapevoli che non esistono investimenti completamente sicuri e che ad ogni investimento è associato un certo profilo rischio.

E’ dunque molto importante fare attenzione a prodotti che, cavalcando la preoccupazione e il bisogno di sicurezza dei clienti, promettono rendimenti certi a fronte di rischi bassi e ai loro costi. Si pensi ad esempio ai prodotti a cedola garantita di cui abbiamo parlato più volte in questo blog; se da un lato questi prodotti promettono dei pagamenti periodici sicuri (le cedole), dall’altro occorre ricordare che se il fondo non dovesse essere in grado di generare quei ritorni, le cedole verranno pagate prelevandole dal capitale che il risparmiatore ha investito nel fondo (se vuoi saperne di più clicca qui). Il risultato finale è che alla scadenza del fondo, il capitale restituito sarà decurtato dalle cedole pagate durante il periodo di perdita. Come si vede c’è ben poco di sicuro e garantito.

Se la ripresa del mattone, dei depositi liquidi e di alcuni strumenti di risparmio gestito ha assorbito la fuga dall’azionario e dall’obbligazionario, tuttavia la scelta per la “sicurezza” non deve trascurare, gli obiettivi di investimento, l’orizzonte temporale e l’avversione al rischio del singolo risparmiatore. Non è detto infatti che in periodi di forte volatilità e incertezza la scelta migliore sia quella di parcheggiare le proprie disponibilità in liquidità.

Se per esempio si hanno vent’anni e l’obiettivo è la pensione, allora investire i propri risparmi in depositi liquidi potrebbe rivelarsi una scelta assai poco sensata. Meglio sarebbe invece scegliere ad esempio un PAC (Piano di accumulo di capitale) che consente di non rischiare investendo tutto in un’unica soluzione ma di diluire l’investimento nel tempo e mediare i prezzi di acquisto cercando di cavalcare i vantaggi legati ad un investimento di lungo periodo.

Per capire meglio di cosa si tratta potete provare ad utilizzare uno strumento gratuito messo a disposizione sul sito di AcomeA: il Simulatore di portafogli, con cui chiunque può provare a costruire un portafoglio di investimento in fondi, simulando dei versamenti anche graduali, e valutarne l’andamento nel tempo.

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