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Nelle ultime settimane, la diffusione del coronavirus al di fuori della Cina, con l’arrivo in Italia e in Europa, sta portando gli investitori a domandarsi se davvero è arrivato il momento di investire in beni di rifugio.
Dopo lo scoppio del virus, le prime reazioni delle borse mondiali sono state caratterizzate da sentimenti di risk-off: svendita di asset rischiosi, come azioni e obbligazioni societarie o emergenti, e acquisto di asset sicuri e di qualità.
Tuttavia, questo tipo di comportamenti può avere vita breve nonché nascondere costi e rischi spesso sottovalutati.
Per beni di rifugio, o asset sicuri o di “qualità”, si intendono particolari attività la cui domanda cresce nei momenti di maggior instabilità economica. La ragione di fondo è che un asset di rifugio conserva il suo valore nel corso del tempo e gli investitori lo scelgono per limitare la loro esposizione alle perdite del mercato.
Le caratteristiche essenziali dei beni di rifugio sono principalmente due:
Gli asset sicuri svolgono dunque una funzione di protezione del portafoglio nelle fasi ribassiste dei mercati. Un po’ come una sorta di assicurazione contro i rischi.
I beni di rifugio più tradizionali sono:
Non è tutt’oro quel che luccica, e la scelta di investire in beni di rifugio presenta costi e rischi. Insomma, anche la sicurezza si paga.
I beni di rifugio sono asset improduttivi, e cioè attività che non producono dividendi o interessi attivi agli investitori.
Pertanto, esiste un costo opportunità nel detenere investimenti in beni di rifugio: un ritorno atteso più basso dall’investimento.
Altri asset rischiosi, infatti, come le azioni o le obbligazioni societarie o di paesi emergenti, mostrano rendimenti potenziali più elevati rispetto ad un asset di rifugio.
Ad esempio, investendo in beni rifugio dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, si sarebbero perse innumerevoli opportunità di rendimento sui mercati azionari.
Investire in beni di rifugio comporta rischi legati al fattore temporale. Non è possibile conoscere a priori la durata di un mercato ribassista, e cioè la fase in cui sale la domanda per gli asset di rifugio.
La corsa improvvisa all’acquisto di asset sicuri potrebbe aver creato altre opportunità in aree precedentemente considerate rischiose. Ad esempio, le azioni cicliche (azioni in cui i prezzi sono particolarmente influenzati dagli alti e bassi dell’economia generale).
Semplicemente, i mercati e le economie sono dinamici e presentano molteplici e mutevoli rischi e opportunità. Gli investitori hanno diverse esposizioni al rischio e priorità di investimento.
Ma una cosa è chiara: l’investimento in beni di rifugio deve rimanere confinato al ruolo di effettiva diversificazione e protezione del portafoglio. Un’elevata e prolungata esposizione ai beni di rifugio può far perdere importanti opportunità di guadagno altrove.
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