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Cos’è il market timing e perchè non è utile per i tuoi investimenti

Investire seguendo il market timing potrebbe riservare spiacevoli sorprese all'investitore.
Se un investitore fosse rimasto investito nell’indice S&P 500 dal 1995 fino al 2015, avrebbe ottenuto un rendimento annualizzato del 8,95%. Tuttavia, se avesse mancato soltanto i migliori 10 giorni di mercato, il suo ritorno sarebbe sceso al 6,10% annuo.

di Piero Cingari - 14 Giugno 2017 - 4'

Il market timing indica una strategia di investimento che ha l’obiettivo di individuare il momento più profittevole per entrare e uscire dai mercati finanziari.

Investire secondo il market timing si fonda sull’idea che è possibile anticipare i movimenti futuri dei prezzi, idealmente comprando quando il mercato si trova sui minimi e vendendo quando si trova sui massimi.

Per l’investitore infatti non ci sarebbe niente di meglio che indovinare l’esatto momento per entrare e uscire dal proprio investimento. Sfortunatamente però la realtà non è così semplice come potrebbe sembrare e investendo secondo il market timing potrebbe riservare spiacevoli sorprese all’investitore.

Seguendo il market timing l’investitore avrebbe rinunciato a…

Poiché è estremamente difficile prevedere la direzione che il mercato prenderà in futuro (e quando succederà!), gli investitori che seguono assiduamente questa strategia tendono ad ottenere rendimenti più bassi rispetto a quelli che si hanno rimanendo investiti.

Una frase dell’analista di Morningstar, Chris Menon, chiarisce meglio le idee sulle conseguenze che si potrebbero avere nel tentativo di anticipare il mercato:

“Anticipare i movimenti di mercato è difficilissimo e poi nel tentativo di evitare i giorni peggiori si perdono quasi sempre anche quelli migliori”

Vediamolo con un esempio concreto.

Se un investitore fosse rimasto investito nell’indice azionario S&P 500 dal 1995 fino al 2014, avrebbe ottenuto un rendimento annualizzato del 9,85%. Tuttavia, se avesse mancato soltanto i migliori 10 giorni di mercato, il suo ritorno sarebbe sceso al 6,10% annuo.

Nello stesso periodo di tempo, è opportuno sottolineare che dei 10 migliori giorni di mercato in ordine di rendimento, 6 di essi si sono verificati entro due settimane dal verificarsi dei 10 peggiori giorni.

I giorni migliori si realizzano proprio quando meno ce lo aspettiamo.

Fonte: JP Morgan

Market timing e fondi comuni non parlano la stessa lingua

Utilizzare il market timing per comprare e vendere fondi comuni d’investimento non è proprio una buona idea. Il costo reale dell’investimento (comprensivo anche delle occasioni perse) è quasi sempre più alto rispetto al potenziale beneficio che si avrebbe nel continuare a entrare e uscire dal mercato.

I fondi comuni sono infatti uno strumento che ha l’obiettivo di far crescere il risparmio su un orizzonte temporale di medio lungo periodo, ben diverso dall’ottica caratteristica del market timing (solitamente settimane, giorni o anche ore o minuti).

Gli investitori che utilizzano la tecnica del market timing nei fondi comuni saranno inevitabilmente soggetti anche a maggiori costi di transazione dovuti alle frequenti compravendite effettuate.

Innumerevoli studi hanno infatti dimostrato che gli investitori di fondi comuni che muovono eccessivamente il portafoglio, cercando di mettere in pratica il market timing, ottengono dei rendimenti più bassi rispetto al fondo in cui hanno investito. Tale discrepanza prende il nome di “investor gap”.

Investire quindi seguendo il market timing? No, grazie!

Esistono vari fenomeni psicologici che possono spiegare i motivi per cui gli investitori sono attratti dal market timing.

Alcuni di essi sono dettati dalla paura, altri dal comportamento “da gregge”, e altri da idee sbagliate che derivano dalle nostre esperienze o da influenze esterne di amici e parenti.

Ma cosa perdono gli investitori seguendo questo atteggiamento?

Uno studio condotto dalla società DALBAR (Quantitative Analysis of Investor Behavior), ha confrontato i rendimenti dell’indice S&P500 con quelli realizzati dall’investitore medio in fondi azionari.

Se guardiamo ai ritorni dell’investitore medio rispetto ad una strategia di “buy and hold”, e cioè comprare e rimanere investiti sul mercato, è chiaro che le conseguenze di questo comportamento sono serie e dannose per le nostre tasche.

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