Le banche sono pronte a fregarci! Nel 2012, l’82% dei 150 miliardi di euro di obbligazioni bancarie italiane collocati in Italia è andato a clienti privati che hanno acquistato prodotti di investimento più complessi e rischiosi rispetto agli investitori istituzionali. Per proteggere i piccoli risparmiatori dalla loro spericolatezza (o ingenuità) si rende necessaria una trasparenza e semplicità delle offerte e un’autorità che possa intervenire concretamente contro prodotti nocivi.
Abbiamo già visto come durante gli ultimi anni l’abbondanza di liquidità fornita dalle banche centrali globali abbia spinto al ribasso i rendimenti di molti strumenti finanziari e, di conseguenza, indotto gli investitori a cercare rendimenti più interessanti attraverso l’acquisto di prodotti sempre più rischiosi.
Nella Relazione Annuale 2012 (p. 262) la Consob, incaricata di tutelare gli investitori e promuovere la trasparenza, l’efficienza e lo sviluppo del mercato mobiliare italiano, indica che nel corso del 2012 le emissioni obbligazionarie bancarie italiane sono state di 150 miliardi – 123 miliardi collocati presso investitori retail (privati) e 27 miliardi presso investitori istituzionali.
Tenendo conto che nel corso del 2012 il numero di emissioni con rating elevato (ossia nella classe ‘Aa’ e ‘A’) si è progressivamente ridotto fino ad azzerarsi, si può ipotizzare una mancanza di ‘educazione finanziaria’ dei piccoli risparmiatori. Ma i clienti retail, che arrivano sugli investimenti con un ritardo sostanzioso rispetto agli investitori istituzionali paiono, comunque, spinti ad investire in prodotti complessi e ad alto rischio.
A pagina 27 della Relazione la Consob sostiene: “Nei rapporti fra intermediario e clientela retail i presidi di trasparenza non sono da soli in grado di tutelare il cliente […]. In forza del ruolo rivestito e del rapporto fiduciario instaurato con il cliente, l’intermediario è in grado di orientare in maniera incisiva e preponderante le scelte di investimento dei risparmiatori […] trovandosi peraltro spesso in una situazione di conflitto di interessi in qualità di emittente/distributore.
In poche parole, le banche sono pronte a fregarci propinandoci prodotti non necessariamente in linea con i nostri obiettivi di risparmio. Da bambini ci concedevamo (con moderazione) le “buste sorpresa”, ma da adulti, siamo abituati ad informarci sulle caratteristiche dei prodotti che acquistiamo. Se questo vale per i telefonini, i vestiti e la spesa al supermercato, perché non dovrebbe valere anche per gli investimenti?
Contro questa mancanza di chiarezza, accanto a qualche società di gestione indipendente, si schiera finalmente anche la Consob che spinge, attraverso la Product Intervention, per uno stop ai prodotti che non passano un test di semplicità. Questo intervento mira ad introdurre “un potere di intervento delle Autorità nazionali per vietare o limitare la distribuzione di specifici prodotti finanziari, ritenuti nocivi per gli investitori o dannosi per l’ordinato funzionamento e l’integrità dei mercati o la stabilità del sistema.”
La trasparenza è al centro del dibattito politico e delle pubbliche amministrazioni e noi ci auspichiamo che entri nel vivo anche del mondo della finanza senza dover necessariamente aspettare un apposito intervento legislativo – ritorniamo ad innovare, senza danneggiare, per salvare i nostri risparmi dallo sfruttamento.
Le leggi di mercato vogliono che domanda e offerta s’incontrino: chiedendo prodotti chiari, trasparenti e senza inganni, qualcuno ci proporrà l’offerta giusta. E qualcuno già lo fa. Risparmiamocelo!
Potrebbero interessarti anche:
Stato e finanza: facciamo finire la festa
“Spazzatura” a peso d’oro
Lo strano caso delle obbligazioni bancarie
Le cedola mangia risparmi