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Famiglie italiane: quanto lavorano per consumi, tasse e risparmi

Scegliete lo scenario in cui vi riconoscete meglio: dal 2008 il vostro reddito è aumentato, risparmiate di più e potete quindi pensare più serenamente al vostro futuro.

di Luigi Ripamonti - 12 Gennaio 2016 - 5'

Scegliete lo scenario in cui vi riconoscete meglio: dal 2008 il vostro reddito è aumentato, risparmiate di più e potete quindi pensare più serenamente al vostro futuro.

Oppure: dal 2008 pagate più tasse, spendete meno perché avete ansia di ciò che vi riserva il domani.

Non arrovellatevi troppo: anche se una piccola statistica personale (vicini di casa, amici e conoscenti, colleghi) potrebbe esservi d’aiuto, sappiate che entrambe le affermazioni possono essere fatte e si basano sugli stessi dati.

Questo infatti ci dice il Consumer end day 2015, il “calendario della spesa” realizzato dal Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore, che cerca di realizzare una fotografia che racconti come le famiglie italiane usino il proprio reddito.

Due sono i presupposti importanti di questa analisi.

Primo: il nucleo famigliare è ancora oggi (dal 2008) composto da due persone che percepiscono un reddito, e da uno o due figli (qui ci limitiamo a trattare il caso della famiglia con quattro componenti).

Secondo: il reddito famigliare è passato da 55.612 euro a 62.698 euro. Un bel +12,8%, non male.

Considerata l’evoluzione del mercato del lavoro negli ultimi sette anni, vi sembrano due ipotesi che rappresentano –usiamo un eufemismo- un’immagine fedele della realtà per la maggior parte delle famiglie? Forse è solo la nostra piccola statistica personale a non essere rappresentativa?

Ma cosa ci spiega, in sintesi, l’analisi del Centro Studi? Lo vediamo subito dopo l’immagine.

Consumi tasse e risparmio per famiglia di quattro persone

Partiamo dalle tasse: se nel 2008 la famiglia lavorava 99 giorni per pagare imposte e contributi, nel 2015 ne ha lavorati 106 per coprire lo stesso tipo di spese.

Quindi lavora di più per pagare di più, considerato che servono non solo più giorni, ma anche con un livello retributivo più alto (55.612 contro 62.698, ricordate?).

Passiamo ai consumi: la quota di giornate lavorate –e quindi di reddito- destinata alle spese per consumi passa da 248 giorni a 226. Tuttavia, se si considera il +12,8% di incremento del reddito, sostanzialmente la famiglia è in pari in termini di controvalore, dicesi euro, destinato ad acquistare prodotti e servizi di diverso genere, dall’abbigliamento al cibo, immobili esclusi.

E i risparmi? I risparmi sono quelli che residuano tolto tutto il resto: 33 giorni.

Questa è la stima dei giorni che la famiglia “tipo” lavora e “mette da parte”.

Nel 2008 erano solo 18. Buone notizie quindi?

In realtà questo dato ha sia luci che ombre.

Se da una parte, udite udite, avere più risparmi è meglio che averne di meno, dall’altra ciò che non viene destinato alla spesa abbassa di conseguenza i consumi, la necessità di produrre e in ultima battuta, semplificando, anche i posti di lavoro che sono collegati alla produzione di beni e servizi.

Quindi non benissimo per occupazione e crescita, e anche prodotto interno lordo (il mitico P.I.L).

Che questo avvenga per la maggiore incertezza su ciò che si troverà a fronteggiare in futuro la famiglia, che quindi si tutela risparmiando di più, o per altri motivi non lo sappiamo.

Ciò che invece è chiaro è che comunque quel risparmio va tutelato.

La famiglia, per affrontare meglio per il proprio futuro o per realizzare i propri progetti di vita (che sia acquistare la casa, l’automobile, mandare all’università i figli), ha la necessità di fare crescere i propri risparmi e può farlo in due modi: aumentando il livello di -appunto- soldi risparmiati e mettendoli in moto. In una parola: investire.

Il rischio zero, come abbiamo visto anche ultimamente con le obbligazioni bancarie, non esiste: nel tempo quel risparmio potrà perdere potere di acquisto a causa dell’inflazione, potrà svanire se parcheggiato nella banca “sbagliata”, o essere eroso se investito male.

La buona notizia è che per prendersi cura dei propri risparmi ed evitare i problemi di cui sopra non serve essere esperti, ma avere buonsenso e ricordare poche semplici regole di base.

Un esempio? Anche due: evitare che quei risparmi siano erosi da costi e commissioni alte ed evitare di scegliere investimenti che già ex-ante non sono in grado di avvicinare il raggiungimento di quegli stessi obiettivi.

Se questa “famiglia tipo” passa 33 giorni a risparmiare, anche dedicare un unico giorno ad occuparsi di come trattare bene il proprio risparmio fa una differenza enorme.

Se anche la patente per il risparmiatore non arriverà mai, ricordiamoci che guidiamo i nostri risparmi ogni giorno. Che siate già partiti o meno, potete orientarvi anche con questo manuale.

Buon viaggio!

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