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IL FISCO, CON UNA MANO DÀ E CON L’ALTRA TOGLIE

liquidità in eccesso dal conto corrente

La tassazione (diretta e indiretta) riconducibile alle amministrazioni locali in Italia è aumentata del 500% dal 1992 ad oggi (passando da 18 miliardi a 108), a fronte di un aumento delle spese di regioni, provincie e comuni del 126%. È quanto emerge dal recente rapporto pubblicato da Confcommercio e ancora oggi leggiamo che i comuni si apprestano ad approvare ulteriori rincari su alcune imposte locali.

di Alessandro Leozappa - 23 Luglio 2013 - 2'

La tassazione (diretta e indiretta) riconducibile alle amministrazioni locali in Italia è aumentata del 500% dal 1992 ad oggi (passando da 18 miliardi a 108), a fronte di un aumento delle spese di regioni, provincie e comuni del 126%. È quanto emerge dal recente rapporto pubblicato da Confcommercio e ancora oggi leggiamo che i comuni si apprestano ad approvare ulteriori rincari su alcune imposte locali.

Mentre il dibattito politico si concentra sulla modifica dell’IMU in discussione in questi giorni, passano sotto silenzio gli aumenti delle imposte locali. Diversi sono infatti i provvedimenti approvati, o in via di definizione, da molti enti locali italiani, tra cui:

  • aumento della tassa sui rifiuti (la Tares)
  • aumento delle aliquote IMU sulle seconde case
  • rialzo delle addizionali Irpef
  • introduzione o aumento della tassa di soggiorno nelle località turistiche
  • rincari sul trasporto pubblico.

Vediamo quindi, ancora una volta, come gli enti locali che rischiano di dover fare a meno dei proventi dell’IMU sulla prima casa corrono ai ripari cercando di compensare i mancati introiti con altre imposte. Così l’effetto per il cittadino sarà, nella migliore delle ipotesi, nullo, o, più probabilmente, un aumento delle imposte.

Il problema del debito delle amministrazioni pubbliche non si può più affrontare aumentando le imposte e neanche diminuendone alcune e aumentandone altre, ma bisogna urgentemente tagliare le spesa a cominciare dagli sprechi. Un sostanziale miglioramento della situazione, ed un enorme risparmio per le tasche del cittadino, potrebbe venire dal piano di abolizione delle provincie, sul tavolo di lavoro del governo (dei governi) da ormai troppo tempo. È ormai chiaro che le amministrazioni locali e le società private che vi orbitano intorno costituiscono un importante anello della gestione clientelare del potere politico e che quindi, IMU o non IMU, alla fine a farne le spese sono sempre i cittadini.

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