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Investire secondo la contabilità mentale

Secondo la contabilità mentale, a livello inconscio, la provenienza e lo scopo finale del denaro hanno una forte influenza su come sarà utilizzato. Questo approccio può avere notevoli vantaggi: ci consente di investire più efficientemente e razionalmente. Vediamo come e perché.

di Sofia Pescia - 7 Novembre 2016 - 6'

Che cos’è la contabilità mentale? Partiamo da un punto fermo: siamo tutti d’accordo sul fatto che 2000 euro sono 2000 euro e, a prescindere dalla loro provenienza posso essere utilizzati per acquistare le stesse cose. Se guadagnati lavorando o vinti tramite una scommessa hanno lo stesso identico potere d’acquisto. Ma nella nostra quotidianità, la provenienza del denaro e il suo scopo finale giocano un ruolo molto importante su come questo verrà utilizzato. Vediamo di seguito un esperimento che spiega questo comportamento – mental accounts o contabilità mentale – che molti di noi applicano e che a volte può dare luogo a comportamenti non razionali.

Nel 1984, lo psicologo e vincitore del premio Nobel Daniel Kahneman ha condotto un’esperimento chiamato “i biglietti del teatro”, divenuto un classico dell’economia comportamentale. A ciascuno dei 200 partecipanti è stato chiesto di considerare due scenari e di rispondere ad una domanda:

  • Una donna ha speso 160 euro per acquistare due biglietti per il teatro. Quando arriva a teatro non trova più i biglietti. Svuota la borsa, controlla nelle tasche, ma non vi è alcuna traccia dei biglietti. Si sente male al pensiero dell’ingente somma di denaro che ha speso e anche perché perderà lo spettacolo che tanto desiderava vedere. E adesso? Spenderà altri 160 euro per acquistare altri due biglietti? O lascerà perdere e se ne andrà a casa?

Circa 9 persone su 10 hanno risposto che la donna avrebbe rinunciato a vedere lo spettacolo.

Ma cosa sarebbe successo se lo scenario fosse stato leggermente diverso?

  • Questa volta la donna non ha acquistato in anticipo i biglietti. Al contrario si è portata dietro 160 euro in contanti, pronta ad acquistare i biglietti una volta giunta al botteghino del teatro. Ma arrivata a teatro si rende conto che il denaro che aveva nel portafoglio non c’è più. Evidentemente lo ha perso o le è stato rubato. Userà la carta di credito per acquistare i biglietti?

In questo caso, più della metà dei partecipanti all’esperimento ha cambiato la risposta rispetto al primo scenario, rispondendo “sì” e che quindi la donna avrebbe utilizzato la carta di credito per acquistare i biglietti.

Sorge spontanea la domanda sul perché sia accettabile pagare due volte per i biglietti nel secondo scenario, ma non nel primo. Secondo Richard Thaler, economista americano, i biglietti del teatro fanno parte di un ideale conto mentale dedicato allo svago e al divertimento. Quindi “prelevare” doppiamente dal “conto svago” per quei biglietti persi è eccessivo. Ma quando si tratta di contanti che sono andati perduti, la situazione è diversa: siamo di fronte a un imprevisto. Dunque, in questo caso, i 160 euro persi rientrano in un conto generale dedicato agli imprevisti e nessun budget è stato assegnato a queste situazioni, appunto impreviste. Quindi è psicologicamente accettabile effettuare un ulteriore “prelievo”. Ecco allora che questo comportamento spiega il cambio nella risposta dei partecipanti a fronte del secondo scenario.

Quanto appena detto è una applicazione della teoria dei “mental accounts” o contabilità mentale. Ovvero la tendenza a suddividere il proprio denaro in conti mentali separati in base all’origine e allo scopo per cui quel denaro verrà utilizzato. Secondo questo ragionamento spendere del denaro per uno spettacolo teatrale è diverso rispetto a risparmiarlo per la pensione, così come il denaro che si vince ad una scommessa ha un valore diverso rispetto a quello che si guadagna lavorando. Spenderemo con più facilità i 200 euro vinti al casinò, rispetto alla stessa cifra che abbiamo guadagnato lavorando. Molto probabilmente in quest’ultimo caso parte di quella somma di denaro finirà direttamente tra i risparmi, o meglio, nel savings account.

I conti mentali non sono come conti bancari. Nei primi non effettuiamo depositi di denaro precisi né teniamo d’occhio il saldo per evitare di ritrovarci scoperti. Infatti, per la maggior parte del tempo, quasi tutti noi siamo a malapena coscienti della loro esistenza. Ma allo stesso tempo possono esercitare un grande influenza sulla modalità con cui utilizziamo il nostro denaro.

La contabilità mentale è un comportamento tipico anche di chi investe. L’investitore effettua una suddivisione all’interno del suo patrimonio e compie scelte di investimento sulla base di questa suddivisione. Questo approccio può avere notevoli vantaggi: ci consente infatti di utilizzare un metodo di investimento più efficiente e razionale evitando di farci trasportare dagli eventi che quotidianamente accadono sui mercati finanziari e che possono condizionare negativamente la nostra psiche. La contabilità mentale è la base dell’investimento per obiettivi, che ci obbliga a rispettare un metodo di investimento definito a priori per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Decidere di investire per la pensione, ci impone di non badare al breve termine e non intaccare quanto stiamo accumulando con disinvestimenti dettati dal panico. Allo stesso modo se investiamo per far fronte a imprevisti, eviteremo di farci attrarre da investimenti di moda caratterizzati da un’alta volatilità, avendo la consapevolezza che quella parte di patrimonio dovrà essere prontamente disponibile e facilmente liquidabile.

Riassumendo, se in alcuni casi la contabilità mentale può dar luogo a comportamenti di spesa poco razionali, ragionare secondo conti mentali nel campo degli investimenti può essere un’ utile abitudine che ci consente di:

  • definire un portafoglio adatto agli obiettivi dei nostri investimenti;
  • evitare di essere vittima di momenti di panico ed euforia tipici delle diverse fasi dei mercati finanziari.

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