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La casalinga di Voghera non compra più BTp

Nell’immaginario collettivo BOT e BTp rappresentano lo strumento finanziario acquistato principalmente dalle famiglie italiane, che ne apprezzano la percepita sicurezza e la semplicità e subiscono inoltre un sentimento nazionalpopolare che fa propendere la scelta verso il titolo pubblico di casa propria. Insomma, il Buon vecchio BTp rappresenta per molti l’investimento preferito della casalinga di Voghera. I dati suggeriscono però che questo non sia più vero, con importanti conseguenze in termini di scelte politiche.

di Luigi Ripamonti - 10 Giugno 2014 - 4'

Nell’immaginario collettivo BOT e BTp rappresentano lo strumento finanziario acquistato principalmente dalle famiglie italiane, che ne apprezzano la percepita sicurezza e la semplicità e subiscono inoltre un sentimento nazionalpopolare che fa propendere la scelta verso il titolo pubblico di casa propria. Insomma, il Buon vecchio BTp rappresenta per molti l’investimento preferito della casalinga di Voghera. I dati suggeriscono però che questo non sia più vero, con importanti conseguenze in termini di scelte politiche.

Dal 1990 a oggi, in poco più di vent’anni, lo stock di debito è più che quadruplicato, passando da 500 miliardi di euro nel 1990 ai recenti 2.000 miliardi. A fronte di una crescita così rapida (molto più di quella del Prodotto Interno Lordo, il che ha causato la forte espansione del rapporto debito/PIL) viene spontaneo porsi una domanda: chi compra, e chi ha comprato, tutto questo debito?

I grafici riportano lo stock di debito delle amministrazioni pubbliche, e la percentuale sul totale, suddiviso per tipologia di detentore: la Banca d’Italia, altre istituzioni finanziarie monetarie (banche e fondi monetari), altre istituzioni finanziarie, altri residenti (privati e famiglie) e soggetti non residenti.

Chi compra il debito pubblico italiano

Oggi, la domanda circa gli acquirenti di titoli di Stato ha una risposta molto differente di quella che si avrebbe avuto all’inizio degli anni Novanta. Una ventina di anni fa, il debito pubblico era collocato quasi interamente presso i privati, le banche e la Banca d’Italia. I primi però detenevano oltre il 60% del debito pubblico totale, mentre le banche e la Banca centrale ne detenevano solo tra il 10 e il 20%. Il debito pubblico era sottoscritto quasi completamente internamente e in particolare era in mano ai privati. In questo contesto, l’immagine della casalinga di Voghera che investiva i risparmi in BOT e BTp era abbastanza rappresentativa. Nel 1990 però faceva già capolino un soggetto destinato ad avere un ruolo sempre più attivo nell’acquisto di debito pubblico italiano, ossia i soggetti esteri. Questi rappresentavano all’epoca appena il 5% della domanda, ma questa percentuale avrebbe presto superato quella degli altri soggetti acquirenti. Gli anni Novanta hanno infatti visto una costante erosione della quota di debito pubblico detenuta dai privati, i cui acquisti sono stati sostituiti da quelli dei soggetti internazionali, che hanno visto la propria quota toccare il 30% del totale agli inizi degli anni Duemila, per poi superare il 40% negli anni seguenti.

Dallo scoppio della crisi economica invece osserviamo un altro fattore che si accompagna all’espansione dei bilanci pubblici, ossia il ruolo sempre più importante delle banche italiane, la cui quota di debito pubblico è passata dal 20 a oltre il 30% del totale. Le cause di questa dinamica sono facilmente rintracciabili nella politica monetaria perseguita dalla Banca Centrale Europea, che ha iniettato denaro nel sistema bancario, permettendo agli istituti di credito di finanziarsi a basso costo e investire poi in titoli del debito pubblico, con rendimenti interessanti.

Possiamo dunque concludere che l’espansione del debito pubblico degli ultimi vent’anni è stata assorbita dall’espansione della domanda dei soggetti esteri e, recentemente, delle banche italiane. Constatiamo poi che il luogo comune per cui i BTp sono acquistati dalla casalinga di Voghera racconta una realtà vera solo fino solo all’inizio degli anni Novanta. A fronte di ciò, la recente decisione del governo di aumentare la tassazione su azioni e obbligazioni private, considerati strumenti per investitori professionisti e speculatori, salvando i titoli di Stato, tra cui quelli italiani, perché strumento di investimento delle famiglie non trova più fondamento. È importante dunque acquisire questa consapevolezza perché permette di parlare di debito pubblico liberandosi di quell’alone di intoccabilità che pervade le dichiarazioni di molti commentatori e le azioni della politica.

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