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La guerra appena iniziata sui sistemi di pagamento mobili

Se pensiamo che il poter disporre un bonifico dall’home banking anziché farlo allo sportello costituisca una grande rivoluzione in tema di finanza e gestione del denaro, è perché non abbiamo idea di cosa stia accadendo altrove. Guardando agli Stati Uniti appare chiaro che la guerra in corso, che cambierà fortemente la strutture del mercato e imporrà un cambio del modello del business, riguarda i sistemi di pagamento mobili. Riportiamo qui un articolo di Business Insider, che racconta un mondo molto più vicino di quanto pensiamo.

di Una finestra sul mondo - 27 Marzo 2015 - 5'

Se pensiamo che il poter disporre un bonifico dall’home banking anziché farlo allo sportello costituisca una grande rivoluzione in tema di finanza e gestione del denaro, è perché non abbiamo idea di cosa stia accadendo altrove. Guardando agli Stati Uniti appare chiaro che la guerra in corso, che cambierà fortemente la strutture del mercato e imporrà un cambio del modello del business, riguarda i sistemi di pagamento mobili. Riportiamo qui un articolo di Business Insider, che racconta un mondo molto più vicino di quanto pensiamo.

Anche se con una velocità di diffusione più lenta di quanto spererebbe Tim Cook, Apple Pay è comunque il sistema più diffuso per pagare con lo smartphone.

Tuttavia Google non è rimasta con le mani in mano, suggerisce una ricerca di Barclays, e non farà attendere la sua risposta a Apple – mentre anche Samsung si sta attrezzando per il suo assalto al tuo portafoglio.

L’elemento chiave è la tecnologia che sottostà a questi servizi di pagamento mobili.

La grande innovazione di Apple è stata quella di inserire negli iPhone 6/6+ un cosiddetto elemento protetto (embedded secure element), sostanzialmente uno strumento che fa una crittografia del tuo numero di carta di credito così che il sistema di pagamento non vede i tuoi dati. L’embedded secure element è posizionato direttamente dentro il telefono, accanto all’antenna NFC che compie l’effettiva trasmissione.

Dal momento che Apple è stata in grado di sfruttare la propria influenza presso banche, società di carte di credito ed esercizi commerciali, questo embedded secure element è sempre più accettato dagli esercenti e dalle banche.

Google, dal canto suo, ha lanciato il proprio servizio di pagamenti mobili con NFC, Google Wallet, già dal 2012. Per prendere la vita più semplice ai negozianti, Google ha optato per un host card emulation, per cui un programma simula di essere una carta, a differenza del dispositivo inserito fisicamente nel telefono verso cui si sarebbe invece orientata Apple in seguito.

L’approccio di Google è più semplice per i produttori di smartphone e anche per essere usato dai negozianti, perché poggia su un programma facilmente aggiornabile. Tuttavia è meno sicuro e inoltre non funziona con i lettori contactless diffusi sui mezzi pubblici (come le carte Clipper usate a San Francisco).

Da allora, Google Wallet ha aggiunto la possibilità di funzionare in abbinamento a un embedded secure element, come quelli inseriti in ogni Samsung Galaxy dall’S3 in avanti, ma funziona anche in sua assenza. Barclays evidenzia anche come usare entrambi, l’embedded secure element e l’host card emulation, sia più sicuro che utilizzarne uno solo.

Il grande tema è quindi capire se Google seguirà l’approccio di Apple incoraggiando i produttori di dispositivi Android a inserire gli embedded secure element negli smartphone – e se i produttori aderiranno a questa linea guida.

Il punto è ancora più rilevante alla luce dell’acquisizione da parte di Google di Softcard, una piattaforma di pagamenti mobili nata da una collaborazione tra Verizon, AT&T e T-Mobile, con l’intento di competere con Apple e Google, ma che non è mai decollata. Tutti i dispositivi che venivano venduti con già installato Softcard, avranno presto al suo posto Google Wallet, aumentando significativamente la sua copertura. Dopotutto, ci sono al mondo più dispositivi Android che non Apple.

Google parte quindi da una posizione di svantaggio ma sta inseguendo tenacemente Apple Pay. Questo è particolarmente vero nella misura in cui Google aumenta il numero di dispositivi con il sensore di impronte digitali, utilizzate per il riconoscimento da Apple TouchID. Probabilmente sentiremo parlare delle ambizioni di Google nell’ambito dei sistemi di pagamento mobili al Google I/O, il suo incontro annuale che si terrà a maggio.

L’incognita meno prevedibile è Samsung Pay, lanciato quest’estate negli Stati Uniti e in Corea, con una tecnologia di pagamento simile a Apple Pay. Tuttavia, grazie all’acquisizione da parte di Samsung di LoopPay, il sistema possiede qualcosa nessuna altra società possiede: la capacità del telefono di simulare una semplice carta a banda magnetica. Tutto avviene contactless dal telefono ma dal punto di vista del registratore di cassa, è come se venisse strisciata una carta normale.

Apple Pay è popolare ma per essere utilizzato come mezzo di pagamento necessita di un apposito dispositivo che non tutti i negozianti possono permettersi. Al contrario, anche il più misero negozio di liquori all’angolo può essere pagato con Samsung Pay.

Per non parlare del fatto che le banche stiano iniziando a offrire i propri servizi di pagamento mobili, che bypasserebbero tutti gli altri, soprattutto su Android dove non ci sono limitazioni all’uso.

La guerra dei sistemi di pagamento mobili è appena iniziata. Dato che sempre più persone possiedono dispositivi che possono usare Apple Pay, Google Wallet e Samsung Pay, questi tipi di pagamento potranno solo diffondersi.

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