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L’identikit dell’investitore in Fondi Comuni di oggi e di domani

Qual è la clientela che oggi sceglie di investire in fondi comuni e com’è cambiata dal 2002 a oggi, sono le domande alle quali Assogestioni risponde ogni anno con l’aggiornamento dello studio sui “sottoscrittori di fondi comuni italiani”.

di Anna Schwarz - 3 Giugno 2016 - 7'

Qual è la clientela che oggi sceglie di investire in fondi comuni e com’è cambiata dal 2002 a oggi, sono le domande alle quali Assogestioni risponde ogni anno con l’aggiornamento dello studio sui “sottoscrittori di fondi comuni italiani”.

Nelle scorse settimane avevamo evidenziato la ripresa di attrattività nella scelta di fondi comuni per l’investitore italiano. Infatti, come confermato da Assogestioni, il numero di sottoscrittori è passato da 5,4 milioni (9% della popolazione residente in Italia) nel 2012 ai 6,346 milioni (10,6% della popolazione residente in Italia) nel 2015.

Oggi, siamo andati a casa dell’investitore tipo in fondi comuni in Italia per conoscerlo e rivolgergli alcune domande.

Redazione: “Qual è la tua età e da dove provieni?”.

Investitore Tipo: Ho 59 anni (l’età media più alta dal 2002) e risiedo al Nord.

R: “Che tipo di fondi hai scelto nel 2015?”

I: Mentre in passato ero attratto dai fondi azionari e soprattutto dagli obbligazionari, nel 2015 ho preferito investire in fondi flessibili (per il 36%).

R: “Che modalità e canale di investimento hai scelto?”

I: Nel 70% dei casi, ho preferito ancora investire con versamento unico (Pic), anche se dal 2002 è raddoppiata (dal 9 al 18%) la mia scelta di investire tramite Piani di accumulo (Pac).

Ho sottoscritto il 93% delle quote attraverso il canale bancario e il resto attraverso la rete di promotori.

R: “Quanto hai investito nel 2015?”

I: ho investito in media 32.355 euro (ottenuti dal rapporto tra la raccolta annuale, 226 milioni, e il numero dei sottoscrittori sopra citati).

Dalla ricerca di Assogestioni, siamo riusciti ad ottenere alcune informazioni aggiuntive sui sottoscritori di fondi comuni.

Nel 2015 il 50% dei sottoscrittori ha investito una somma minore di 14.707 euro mentre il 50% del patrimonio dei fondi è concentrato nel decile più ricco della popolazione.

Sempre nello stesso anno, si segnala una composizione più equa tra i generi. La percentuale di donne che sottoscrive fondi comuni è pari al 45,6% (il dato più elevato dal 2002).

Nota dolente riguarda il dato dei sottoscrittori per classi di età.

Continua il costante trend di crescita (7mesi all’anno) dell’età media del sottoscrittore italiano. Dalla ricerca emerge inoltre una sostanziale erosione della quota di giovani fino ai 35 anni. Se nel 2002, la proporzione di sottoscrittori al di sotto dei 35 anni era pari al 18% del totale, oggi si è dimezzata arrivando al 9%. La dinamica inversa è invece avvenuta per gli over 75.

Considerando, invece, la distribuzione geografica dei sottoscrittori, il 65% di essi risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. In particolare, lo studio ha evidenziato un’evidente relazione positiva tra il numero di banche e promotori finanziari in una data regione ed il rispettivo tasso di partecipazione in fondi comuni.

Da questa analisi si evince che i nodi da sciogliere restano essenzialmente tre.

Talasciando il punto relativo alla tipologia di fondi che gli italiani hanno scelto, o meglio che vengono venduti agli italiani, di cui abbiamo parlato più volte in relazione ai costi e ai ricavi per chi colloca i prodotti di investimento, emergono alcune distorsioni:

– La concentrazione dell’investimento tra coloro che hanno il reddito più elevato. Investire rimane una casa da “ricchi”.

– La minore partecipazione ai fondi comuni da parte dei giovani, che, nonostante la necessità di utilizzare strumenti di risparmio gestito, pensano di non avere a disposizione prodotti adatti alla loro generazione.

– L’evidente gap di partecipazione tra le diverse aree geografiche del Paese.

Quali possono essere allora le soluzioni? E in che cosa il mercato del risparmio gestito può migliorare?

Innanzi tutto si possono sfruttare le opportunità che già sono disponibili sul mercato, come ad esempio l’acquisto dei fondi quotati in Borsa. Solo pochi investitori sanno che molti fondi comuni di investimento (112 a fine aprile 2016) possono essere acquistati come qualsiasi azione o obbligazione attraverso il canale Borsa Italiana. Il che significa non solo maggiore trasparenza e concorrenza a vantaggio del risparmiatore, che ha la possibilità di non limitare la scelta ai soli prodotti proposti dalla sua banca, ma anche avere accesso ad un mercato più ampio e a costi più bassi.

Purtroppo, la bacchetta magica non esiste, poiché cambiamenti di questo genere richiedono il maturare di tempi opportuni. Di certo, un primo passo fondamentale è quello di accrescere, sin dagli anni della formazione scolastica, la cultura finanziaria e del risparmio che vede il nostro Paese tra le economie avanzate quella con il più basso livello di alfabetizzazione finanziaria.

In secondo luogo, occorrerebbe spezzare quel circolo che lega i risparmi ad alti livelli di reddito o di ricchezza. Certamente, la crisi economica ha allargato la forchetta della distribuzione dell’investimento per fasce di reddito. Ma chi ha mai detto che per investire ci vogliono grandi somme di denaro?

L’investitore moderno che vorrebbe investire in fondi comuni è essenzialmente alla ricerca di trasparenza, semplicità, economicità e flessibilità.

Tra gli attori del panorama delle SGR italiane, AcomeA è riuscita ad attrezzarsi verso il cambiamento, risolvendo i principali problemi evidenziati grazie all’offerta di soluzioni d’investimento innovative e personalizzate.

Gimme5 è un’App, che permette di investire in fondi comuni di investimento a partire da 5 euro alla volta, in totale libertà, senza vincoli di importo o ricorrenza. Inoltre, è possibile ottenere il rimborso in qualsiasi momento a solo 1 euro di costo.

Gimme5 offre online tutti i servizi di iscrizione, investimento e monitoraggio della posizione.

Come mostrano i seguenti grafici, Gimme5 si pone in netta controtendenza rispetto alle statistiche di Assogestioni.

1) La soglia d’accesso è decisamente bassa: è possibile investire a partire da 5 euro, in netta controtendenza con quanto ci dice il rapporto non è necessario disporre di grandi patrimoni per iniziare a investire.

2) I giovani tornano ad investire: il 63% dei clienti di Gimme5 ha un’età inferiore a 45 anni, mentre negli altri fondi comuni la percentuale di giovani sotto i 45 anni è pari al 20%.

3) Distribuzione geografica più bilanciata: gli investitori non si concentrano nel Nord Italia, come invece accade per il resto dei fondi censiti da Assogestioni.

Basta quindi poco per superare i limiti fotografati dall’ultimo rapporto di Assogestioni: serve solo attivarsi per utilizzare i canali di accesso e i prodotti che sono già oggi disponibili sul mercato.

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