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L’imposta che dice “No!” alla Costituzione ed al Risparmio

Ricordate l’Imposta di Bollo, la cosiddetta “patrimonialina” di cui abbiamo parlato in questo post e per la quale ci siamo attivati? Questa imposta viola l’articolo 53 della Costituzione che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

di Alberto Foà - 19 Marzo 2013 - 4'

Ricordate l’Imposta di Bollo, la cosiddetta “patrimonialina” di cui abbiamo parlato in questo post e per la quale ci siamo attivati? Questa imposta viola l’articolo 53 della Costituzione che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Il tema dell’imposta patrimoniale fu affrontato fra gli altri dal grande economista Luigi Einaudi, Governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948 e secondo Presidente della repubblica Italiana; nel 1946 nel libro “L’imposta patrimoniale”, Luigi Einaudi affronta l’argomento della tassa patrimoniale e le sue parole hanno un’attualità disarmante. Einaudi ci spiega come “Capitale e reddito non sono due entità distinte, sibbene la stessa entità vista sotto differenti sembianze” e che quindi tassare capitale o reddito non sia differente, ma solo una scelta del Governo.

E l’ultimo, attuale Governo, che scelta ha fatto? Lo vediamo con un esempio semplice, dopo avere visto come Einaudi dimostra che imposta sul reddito ed imposta sul patrimonio sono in realtà la stessa cosa: “Prendiamo ad esempio un patrimonio di 2000 lire con un interesse del 5 per cento il reddito annuo sarà quindi di 100 lire. Se facciamo pagare il 10 per cento sul capitale o patrimonio di 2000 lire, ossia 200 lire, noi facciamo la stessa cosa come se dicessimo: “I redditi di 100 lire debbono pagare un’imposta del 200 per cento.

Oggi, a causa della “patrimonialina”, avviene esattamente questo!

Come è possibile? I nostri risparmi normalmente fruttano un rendimento dell’1,50% lordo su base annua (circa il rendimento ad un anno dei nostri BOT); su di essi si applica l’imposta di bollo dello 0,15% con un pagamento minimo di 34,2 euro.

Vediamo nella tabella quanto incide l’imposta di bollo sul rendimento dei nostri risparmi.

Come si può facilmente osservare dalla tabella, l’imposta dello 0,15% sul capitale equivale – in definitiva – ad un’ulteriore imposizione del 10% sul reddito in aggiunta alle ritenute già previste; è, però, molto importante osservare che il minimo di 34,20 euro fa sì che i risparmiatori con un patrimonio inferiore a 22.800 euro (cioè la grande maggioranza di essi) paghino proporzionalmente di più o molto di più. Se i nostri risparmi ammontano a 2.500 euro, l’imposta di 34,20 euro mangia completamente il reddito prodotto e, per importi inferiori, addirittura più di quanto potremmo riuscire a guadagnare investendo il nostro piccolo capitale in titoli di stato!

Questo è il motivo per cui affermiamo che il Governo ha introdotto una patrimoniale mascherata da imposta di bollo. Questa “patrimonialina” incide regressivamente su chi ha meno ed è quindi in chiara violazione dell’Articolo 53 della Costituzione che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Quindi … imposta di bollo? No, grazie: è una patrimonialina regressiva, distorsiva e lesiva del risparmio e dei risparmiatori. Risparmiamocelo!

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