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Lo strano caso delle obbligazioni bancarie

Oggi in Italia è molto difficile risparmiare. Non bastano la crisi economica e le imposte assurde, ma ci si mettono anche le banche e le loro obbligazioni. Le banche guadagnano circa 4 miliardi sfruttando la buona fede e la poca informazione dei piccoli risparmiatori.
Evitate di comprare obbligazioni bancarie di nuova emissione perché sono ingiustificatamente care: care perché i costi di acquisto sono esageratamente alti e care perché non pagano gli interessi che dovrebbero, come ora vediamo.

di Luigi Ripamonti - 8 Marzo 2013 - 4'

Oggi in Italia è molto difficile risparmiare. Non bastano la crisi economica e le imposte assurde, ma ci si mettono anche le banche e le loro obbligazioni. Le banche guadagnano circa 4 miliardi sfruttando la buona fede e la poca informazione dei piccoli risparmiatori.

Evitate di comprare obbligazioni bancarie di nuova emissione perché sono ingiustificatamente care: care perché i costi di acquisto sono esageratamente alti e care perché non pagano gli interessi che dovrebbero, come ora vediamo.

Il mercato obbligazionario per i piccoli risparmiatori è decisamente torbido, con molte, troppe anomalie. Abbandoniamo per un attimo l’analisi dei costi che ingiustamente sono fatti pagare agli investitori e spostiamo la nostra attenzione sullo strano caso del dottor Jeckyll e di Mr Hyde …no, scusate: sullo strano caso dei rendimenti delle obbligazioni bancarie.

Come abbiamo detto, un’obbligazione è un modo di prestare denaro ricevendo in cambio un interesse, che è la remunerazione del prestito o il rendimento del nostro investimento. L’entità di questo rendimento dipende da molti fattori, i due più importanti sono la durata del prestito e la rischiosità del soggetto a cui prestiamo denaro.

Normalmente, più è lungo il tempo in cui lasciamo il denaro al debitore e più il rendimento è elevato. Allo stesso modo, più è “rischioso” il nostro debitore più dovremmo essere remunerati per il nostro prestito.

In Italia, invece, accadono cose anomale, verificate addirittura dalla stessa Consob in un suo studio:

1) le banche pagano ai piccoli risparmiatori rendimenti più bassi rispetto a quelli dei titoli di Stato italiani di pari scadenza;

2) Le banche pagano ai piccoli risparmiatori un interesse più basso di quello pagato agli investitori istituzionali (altre banche, società di investimento, ecc.).

Sì avete capito bene: lo Stato, pur essendo un emittente con una rischiosità uguale o inferiore alle banche, paga per indebitarsi tassi di interesse più elevati rispetto a molti istituti bancari del Paese.

Quello che ci spiegano allo sportello spesso è che “la banca è più sicura”. Ma se lo Stato dovesse fallire, secondo voi le banche del paese camperebbero? E se le banche dovessero avere bisogno di soldi a chi si rivolgerebbero? Allo Stato, ovviamente. Semplifichiamo: se fallisce lo Stato, con elevata probabilità falliscono le banche, ma non è detto che accada il contrario. Lehman Brothers è fallita non pagando i suoi obbligazionisti, ma gli U.S.A. sono vivi e vegeti e continuano a rimborsare i propri debiti.

Nessuna Autorità impedisce che accada tutto questo, ma la situazione riguarda moltissime persone e tanti risparmi: 400 sono i miliardi di euro in obbligazioni bancarie nei portafogli delle famiglie italiane, come ci racconta il prof. Luigi Guiso in un Articolo del Sole 24 ore.

Ciò significa che, indebitandosi presso le famiglie (ed approfittando della loro buona fede e della bassa informazione), le banche guadagnano circa 4 miliardi l’anno in più rispetto che indebitandosi dai professionisti. Vista dalla parte delle famiglie, sono circa 204 euro all’anno di minore rendimento dei risparmi. E’ anno dopo anno è un bel gruzzolo che se ne va dalle tasche di noi risparmiatori.

E’ difficile spiegare il perché di questa situazione. Ma per difendere i nostri risparmi possiamo evitare le nuove emissioni e confrontarle invece con le alternative a disposizione (ad esempio sui titoli di Stato di pari scadenza), sia per i costi che per i rendimenti.

E se avete dubbi o e volete fare questo confronto insieme a noi… noi siamo pronti a rispondere. Scriveteci a Risparmiamocelo@acomea.it.

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