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Mercati: del doman non v’è certezza

Fidarsi è bene non fidarsi è meglio. I detti popolari, spesso tramandati di generazione in generazione rispecchiano, molto spesso, esperienze di vita. Ed è dalle esperienze che bisogna imparare per meglio affrontare il futuro. Questo è tanto vero nella vita reale quanto in finanza. Un settore dove ci si affida a previsioni, stime o aspettative e valutazioni che spesso si rivelano errate

di Alessandro Leozappa - 28 Febbraio 2014 - 5'

Fidarsi è bene non fidarsi è meglio. I detti popolari, tramandati di generazione in generazione, rispecchiano, molto spesso, esperienze di vita. Ed è dalle esperienze che bisogna imparare per meglio affrontare il futuro. Questo è tanto vero nella vita reale quanto in finanza. Un settore dove ci si affida a previsioni, stime, aspettative e valutazioni che spesso si rivelano errate.

I mercati finanziari, dalle Borse ai futures sulle materie prime vivono di scommesse e speculazioni sulla base di ciò che prevedibilmente potrà accadere. Se sbagliare una previsione è un errore di per sé accettabile, in quanto di Nostradamus ne è esistito uno e anche lui si è sbagliato, questo non giustifica il cieco affidarsi a cosiddetti guru o presunti tali che poco hanno da perdere nel presagire scenari rosei o catastrofici.

L’economia non è una cosa certa ed è un errore capitale basare le scelte su quanto previsto o preannunciato da altri, semplicemente perché i mercati finanziari sono più complessi e imprevedibili di quanto gli esperti riescano a tener conto, con il risultato che la probabilità che queste previsioni si avverino non sia maggiore di quella di ottenere testa tirando una moneta.

Esempio lampante sono le previsioni fornite dal Fondo monetario internazionale o dalla Commissione europea. Due organismi che dovrebbero rappresentare la migliore fonte possibile per farsi un’idea sull’andamento dei principali dati macroeconomici a livello mondiale.

Negli ultimi anni infatti, gli errori riscontrati nelle puntali previsioni economiche sono apparsi allarmanti, soprattutto in considerazione del contestuale scenario di crisi economica e di fiducia degli investitori.

Prendendo in esame le previsioni dell’Istituto di Washington e di Bruxelles degli ultimi due anni su Grecia e Cipro, i due Paesi focali degli ultimi sviluppi della crisi del debito dell’Eurozona, il confronto è disarmante. Per l’Fmi l’economia di Atene nel 2012 si sarebbe dovuta contrarre del 2% per poi tornare a crescere nel 2013 dell’1,5%, mentre per la Commissione europea, il Pil greco si sarebbe contratto del 4,7% nel 2012 e poi registrare una crescita piatta l’anno successivo. Previsioni che lette all’epoca avrebbero fatto tirare un sospiro di sollievo pensando agli anni a venire. Sbagliato, e non di poco. I dati reali ci dicono infatti che per il 2012 il Pil greco si è contratto del 6,4% e del 4,2% l’anno successivo. Un errore non marginale dunque, se consideriamo le fonti che l’hanno generato.

Lo stesso si può dire delle stime dei governi. Quello italiano, ad esempio, stimava nel 2013 una crescita dello 0,5%. Proiezione purtroppo smentita dai fatti con il Pil sceso addirittura dell’1,8%.

Ma l’errore dei governi di per sé può essere facilmente compreso. Sulle previsioni si basano infatti le politiche economiche. Tanto più rosee queste risultano meno risorse si ha bisogno e quindi meno sacrifici si richiedono ai cittadini, fortificando di conseguenza il gradimento del governo. Questa scusa non si può tuttavia concedere agli organismi sovranazionali che dovrebbero (in teoria) rappresentare l’ago della bilancia degli interessi di quello o quell’altro governo.

Questi sono solo alcuni esempi. Si potrebbe portare a paragone le relazioni di bilancio delle società quotate o le previsioni sull’esercizio in corso o i commenti dei manager che citano anticipazioni di conti che a distanza di pochi mesi si rivelano errate. A scenari di risanamento che non si materializzano o di utili che nei fatti si traducono in perdite. Alle indicazioni di acquisto o di vendita delle banche d’affari o di broker, spesso in conflitto di interesse per aver operato in anticipo rispetto all’annuncio della loro raccomandazione.

Nonostante tutto ciò, gli investitori spesso investono sulle rassicuranti notizie ‘’certe’’ che gli vengono fornite. Non ultimo va considerato che sulla base di queste stime si fondano anche le strategie di vendita di alcuni prodotti finanziari che diventano più allettanti in base a scenari fuorvianti.

Alla stregua di tarocchi, gli scenari immaginati non si riflettono nella realtà. Allora perché si è tanto più inclini a fidarci delle stime economiche di quanto lo si è dei cartomanti o di chi legge i fondi di caffè?

Investire o disinvestire seguendo le previsioni di organismi o dei guru del momento più che in un vantaggio, molte volte si traduce in una perdita. Per questo motivo, nello scegliere un investimento o un prodotto nel quale puntare i propri risparmi è importante comparare un metodo e non una moda o una previsione.

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