Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03

Seguici

Occhi puntati sul futuro della Grecia: intervista a Paolo Manasse

La Grecia ha passato in condizione di fallimento circa metà della propria storia, dall’indipendenza ai giorni nostri. Entro la fine del mese dovrà ripagare al Fondo Monetario Internazionale (FMI) un prestito in scadenza per 1,6 miliardi di euro. Dopo molti mesi di trattative, incontri e scontri tra il governo e i creditori istituzionali, l’attenzione dei media si concentra più che mai sulla questione greca. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza sui possibili scenari futuri e cerchiamo di capire come si può trovare una via di uscita sostenibile per la Grecia e per i suoi creditori.

di Lorenzo Saggiorato - 23 Giugno 2015 - 5'

La Grecia ha passato in condizione di fallimento circa metà della propria storia, dall’indipendenza ai giorni nostri. Entro la fine del mese dovrà ripagare al Fondo Monetario Internazionale (FMI) un prestito in scadenza per 1,6 miliardi di euro. Dopo molti mesi di trattative, incontri e scontri tra il governo e i creditori istituzionali, l’attenzione dei media si concentra più che mai sulla questione greca. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza sui possibili scenari futuri e cerchiamo di capire come si può trovare una via di uscita sostenibile per la Grecia e per i suoi creditori.

A inizio giugno si è tenuta ad Atene una conferenza dal titolo “Un nuovo modello di crescita per l’economia greca”, che ha esplorato le cause e le possibili soluzioni della difficile situazione ellenica con diversi esperti, tra cui il professor Paolo Manasse, docente di economia all’Università di Bologna. Proprio a Paolo Manasse abbiamo chiesto una chiave di lettura per capire cosa sta succedendo e come se ne potrà uscire.

C’è grande attenzione ai negoziati tra la Grecia e i suoi creditori, data l’imminente scadenza di un prestito che probabilmente Atene non potrà ripagare senza aver accesso ad altra liquidità. Quali sono i possibili sviluppi di questa situazione? «Lo spettro dei possibili esiti è ampio e va da un accordo completo ad un totale disaccordo», spiega Paolo Manasse. «Il primo vedrebbe l’accettazione da parte del parlamento greco del piano di riforme richieste dai creditori, che sbloccherebbero a loro volta l’erogazione di un finanziamento da 7,2 miliardi di euro già previsto e che fornirebbe quindi ad Atene la liquidità necessaria a coprire i pagamenti dei prossimi mesi». Tale soluzione sarebbe però difficilmente accettabile per l’elettorato greco che con le ultime elezioni ha chiesto una forte discontinuità rispetto alle politiche, cosiddette, di austerità portate avanti (imposte) in questi anni. «Anche l’opzione di un fallimento totale dei negoziati, con il blocco dei nuovi prestiti ed il conseguente default del paese è difficilmente ipotizzabile in quanto porta con sé costi economici e sociali enormi» spiega Manasse. «Lo scenario più probabile è quindi quello di un accordo “ponte” che sblocchi parte dei prossimi prestiti, in modo da evitare un fallimento, garantire la liquidità necessaria alle banche e prendere tempo in attesa di trovare un accordo condiviso tra le parti, procrastinando quindi ancora una soluzione definitiva».

Abbiamo già visto come l’ipotesi di un fallimento della Grecia impatterebbe sui conti pubblici degli stati creditori (tra cui l’Italia). Cosa succederebbe però ai cittadini greci se il loro governo scegliesse di venire meno ai propri impegni non ripagando il debito? «Molto dipenderebbe dalle modalità con cui ciò dovesse accadere» racconta Manasse. «Nell’ipotesi estrema di un default inaspettato e disordinato, i rischi che il paese corre sono quelli del blocco dei capitali e del congelamento dei conti, al fine di evitare una corsa agli sportelli bancari, nonché una forte incertezza e instabilità sociale. Si avrebbero in questo caso anche effetti indiretti sugli altri paesi dell’area euro, non tali da minarne la solvibilità, ma sicuramente da portare forte instabilità sui mercati finanziari». È chiaro a tutti, cittadini e governo greco in primis, che i costi e le incognite di questa soluzione sono insostenibili.

Negli anni passati abbiamo visto una mala gestione delle finanze pubbliche da parte dei governi greci, con rapida creazione di debito pubblico e falsificazione dei conti, ma è ormai chiaro che le politiche di austerità volute dai creditori internazionali siano state miopi e controproducenti. «Era evidentemente necessario un aggiustamento nei conti e nelle politiche economiche della Grecia, ma l’entità della manovra implementata è senza precedenti in Europa, come indica il rapidissimo aumento dell’avanzo primario* in un contesto in cui il prodotto interno lordo diminuiva». Inoltre, continua Manasse, «le riforme strutturali si sono concentrate sul mercato del lavoro, con l’effetto di ridurre fortemente il livello dei salari, lasciando tuttavia pressoché stabili i prezzi di beni e servizi. Sono mancati provvedimenti che impattassero significativamente sulla liberalizzazione del mercato dei beni, caratterizzato da forti barriere d’ingresso e di accesso ai mercati internazionali, sulla burocrazia e sul potere delle lobby. Lo squilibrio tra prezzi e salari ha quindi affossato la domanda, limitato la crescita della competitività e contribuito all’aumento delle disuguaglianze».

Insomma, una soluzione alla prolungata crisi greca è possibile ma, conclude Paolo Manasse, «sarà necessario che le riforme oggetto dei negoziati non gravino più sui bilanci delle famiglie ma puntino invece a liberalizzare l’offerta di beni e servizi, stimolando la concorrenza e la competitività del sistema economico».

* Si definisce avanzo primario la differenza tra le entrate di uno Stato e la spesa pubblica, al netto degl pagamento degli interessi sul debito. È un dato spesso espresso in percentuale del prodotto interno lordo.

Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03