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Quanto costa farsi belle!

Agghindarsi costa, ma che il costo consista addirittura in una crisi monetaria è decisamente fuori dal comune. Eppure proprio così è accaduto a metà Seicento con la vicenda dei luigini. Questa moneta, fatta coniare in Francia da Luigi XIV, per motivi imprescrutabili dal 1656 viene usata come ornamento dalle signore ottomane alla moda. Orecchini, braccialetti, collane, tutto va bene purché sia formato da luigini, sempre e soltanto da luigini, tutto il resto non va bene.

di Alessandro Marzo Magno - 21 Giugno 2013 - 4'

Agghindarsi costa, ma che il costo consista addirittura in una crisi monetaria è decisamente fuori dal comune. Eppure proprio così è accaduto a metà Seicento con la vicenda dei luigini. Questa moneta, fatta coniare in Francia da Luigi XIV, per motivi imprescrutabili dal 1656 viene usata come ornamento dalle signore ottomane alla moda. Orecchini, braccialetti, collane, tutto va bene purché sia formato da luigini, sempre e soltanto da luigini, tutto il resto non va bene.

Ovvio che le monete d’argento comincino a lasciare la terra del Re Sole per approdare in quella del sultano. Infatti se a Parigi il cambio era uno scudo per dodici luigini, a Costantinopoli le signore sono disposte ad accontentarsi della metà: sei luigini per uno scudo. Farsi belle non ha prezzo.

Ma visto come stanno mettendosi le cose, sono in parecchi ad approfittare della situazione perché basta svilire un po’ la moneta, ovvero abbassare il contenuto di argento fino, e il guadagno aumenta ancora. Si scatena una specie di corsa alla coniazione: dapprima in Francia riaprono le zecche della principessa di Dombes e del principe di Orange, ma le monete che producono non sono nemmeno tanto peggiori degli originali. Tuttavia con l’entrata in scena dei liguri la vicenda assume i contorni di una truffa internazionale. In giro per la repubblica vari diritti di zecca erano da tempo dormienti. L’occasione è troppo ghiotta per lasciarli ancora a riposo. Così a una a una riaprono varie zecche con l’unico scopo di coniare luigini sempre più sviliti. La prima è quella dei Grimaldi di Monaco, nel 1661.

Accorre anche un veneziano, tal Moretti, noto come “il professore degli imbrogli”. Affitta una di queste zecche del tutto indifferente al fatto che la sua madrepatria sia impegnata da oltre sedici anni in una guerra contro i turchi per il possesso dell’isola di Creta. La sua sete di guadagno contribuirà alla sconfitta veneziana e al definitivo passaggio di Candia (Heraklion) in mani ottomane, nel 1669: infatti le truppe turche che assediano l’ultimo baluardo cretese della Serenissima vogliono essere pagate esclusivamente in luigini.

Sciami di monete svilite, simili alle bibliche cavallette, invadono l’impero ottomano. A parziale discolpa dei turchi, c’è da dire che l’unico modo di stabilire l’effettivo livello di intrinseco contenuto nelle monete sarebbe stato quello di fonderle. Comunque è chiaro che qualcosa non va. Nel giugno 1665 arriva a Firenze un dispaccio da Livorno, al tempo porto del granduca di Toscana: «C’è una gran confusione per questi benedetti luigini». E si avvisa che è giunto un ispettore delle zecche reali francesi con il compito di fermare l’esodo delle monete. Ma saranno gli inglesi, due anni più tardi, a far scoppiare la bomba.

I britannici sono gli unici ad avere una bilancia commerciale favorevole con gli ottomani e quindi ricevono denaro in cambio dei beni che mandano in Turchia: non hanno alcuna intenzione di venire pagati con una moneta che vale molto meno di quel che dovrebbe. Quindi, appurato che i luigini in circolazione sono una fregatura, il governo di Londra protesta con quello di Costantinopoli che a sua volta protesta con quello di Parigi. Nel 1666 il re di Francia blocca il conio dei luigini. Il sultano ordina che vengano eliminati i luigini scadenti e per dare forza all’editto fa tagliare mani e gambe a un paio di turchi e a una maggior quantità di ebrei e armeni coinvolti nel traffico di monete false. Ma sono di nuovo i liguri a fare la differenza. Anche se Genova nel 1667 emana un decreto che minaccia fuoco e fiamme contro i coni di luigini fasulli, questi continuano bellamente in quanto, per antichi diritti consuetudinari, la capitale non ha giurisdizione sulle zecche del territorio. La faccenda diventa un intrigo internazionale in cui entrano anche Firenze e Venezia e finalmente nel 1669 gli ottomani si rendono contro che quei luigini sono una vera schifezza e li ritirano dalla circolazione. Non si sa quante di queste monete siano sciamate verso il Mediterraneo orientale, l’unico dato che conosciamo è relativo alla zecca di Loano che da sola ne ha emessi oltre 800 mila.

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