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Quanto è facile fare business in Italia?

Il Governo presenta oggi il programma “Destinazione Italia” rivolto agli stranieri che vogliono investire nel nostro Paese. L’Italia è ancora molto in basso nella classifica dei Paesi dove è più semplice avviare e gestire un’impresa e molte aziende italiane stanno migrando nella vicina Svizzera, che le accoglie a tasche aperte. Ma è davvero così difficile fare business in Italia?

di Elisabetta Villa - 20 Settembre 2013 - 4'

Il Governo presenta oggi il programma “Destinazione Italia” rivolto agli stranieri che vogliono investire nel nostro Paese. L’Italia è ancora molto in basso nella classifica dei Paesi dove è più semplice avviare e gestire un’impresa e molte aziende italiane stanno migrando nella vicina Svizzera, che le accoglie a tasche aperte. Ma è davvero così difficile fare business in Italia?

La risposta la possiamo cercare nel “ease of doing business index” un indice della World Bank che, analizzando aspetti di regolamentazione e burocrazia* fornisce la classifica dei Paesi dove è più favorevole aprire un’attività produttiva. Indovinate un po’, su 185 Paesi l’Italia è al 73° posto in classifica http://www.doingbusiness.org/rankings (l’Unione Europea in aggregato è al 40°), ma la situazione è ancora peggiore nella classifica di 31 Paesi Ocse, dove l’Italia è penultima.

Negli ultimi 10 anni l’Italia è sempre stata il fanalino di coda dell’Europa, con un calo del pil del 5% dal 2008 e un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 10.7% (34.5% la disoccupazione giovanile). Le fonti di questo mancato sviluppo sono molteplici e il Doing Business Report 2013 le analizza anche a livello di singola città.

Cosa emerge?

Innanzitutto l’Italia ha problemi di competitività che, unitamente all’eccessiva pressione della burocrazia, ostacolano lo sviluppo del nostro paese, ciò nonostante ha dei punti di forza: distretti industriali ben sviluppati, una presenza continua nella catena del valore, attività ben diversificate e buon livello di ricerca e innovazione.

Il Doing Business Report 2013 ci colloca al 73° posto considerando diversi aspetti regolamentari che rendono piuttosto difficile la vita alle piccole e medie imprese italiane:

Dal rapporto http://www.doingbusiness.org/…DB13-Italy.pdf emergono notevoli differenze tra zone diverse dell’Italia.

Ma non è tutto negativo, infatti l’Italia ha ben tre aree dove ha un posizionamento migliore rispetto alla media Europea: la registrazione di una proprietà (che richiede in Italia 3 documenti, 24 giorni e ha un costo del 4.5% della proprietà, mentre in Europa ci vogliono in media 5 documenti, 28 giorni e un costo del 4.6% della proprietà); la normativa a protezione di chi investe e finanzia un’attività produttiva ed infine anche la gestione delle procedure fallimentari.

Inoltre le condizioni regolamentari per le piccole e medie imprese sono in lento miglioramento. L’Italia, attraverso le riforme degli ultimi anni, ha leggermente ridotto la distanza dagli altri paesi soprattutto su temi delicati quali l’avvio di un’attività produttiva, modalità di pagamento delle imposte e le procedure per fare rispettare i contratti. Si tratta di aree in cui l’Italia rimane ancora molto in basso in classifica ma ove le quattordici riforme istituzionali e regolamentari che l’Italia ha intrapreso dal 2005 ad oggi stanno faticosamente producendo risultati.

Il Governo, questo e quelli a venire, deve lavorare alacremente per far sì le piccole e medie imprese italiane si trovino ad operare in un contesto favorevole e siano in grado di fare emergere e consolidare le eccellenze del Made in Italy. Ovviamente accanto alle riforme regolamentari è necessario abbassare il carico fiscale delle imprese che come abbiamo scritto https://www.risparmiamocelo.it/…la-zavorra-del-fisco-sulla-ripresa in Italia è tra i più elevati) e dei privati affinché sia possibile anche investire e consumare.

Per il momento la realtà è tale per cui molte idee imprenditoriali italiane stanno migrando nella vicina Svizzera. E’ di oggi la notizia del Corriere della Sera che il Comune di Chiasso ha lanciato l’iniziativa “Benvenuta Impresa”, rivolta proprio alle aziende italiane che stanno valutando di spostare la propria attività in Svizzera: sono già 264 le imprese lombarde la cui domanda è stata accettata. Speriamo che oltre ad accettare le nostre aziende accolgano anche la nostra forza lavoro.

*Avviare un’attività produttiva, ottenere permessi edilizi, allacciarsi alla rete elettrica, registrare proprietà, ottenere credito, proteggere gli investitori, pagare le tasse, commerciare con l’estero, fare rispettare contratti e gestire procedure fallimentari.

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