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Con il rapporto tra debito pubblico e PIL che nel 2014 supererà il 135%, qualsiasi stratagemma di natura contabile è il benvenuto, se fa scendere la misura del nostro indebitamento. E così la decisione di Eurostat di includere nella contabilità nazionale dei paesi europei le stime di alcune attività criminali, per quanto abbia destato lo stupore, lo sdegno o l’ironia di diversi commentatori, si potrebbe rivelare un aiutino provvidenziale per i conti pubblici.

di Anna Schwarz - 27 Maggio 2014 - 4'

Con il rapporto tra debito pubblico e PIL che nel 2014 supererà il 135%, qualsiasi stratagemma di natura contabile è il benvenuto, se fa scendere la misura del nostro indebitamento. E così la decisione di Eurostat di includere nella contabilità nazionale dei paesi europei le stime di alcune attività criminali, per quanto abbia destato lo stupore, lo sdegno o l’ironia di diversi commentatori, si potrebbe rivelare un aiutino provvidenziale per i conti pubblici.

Eurostat, l’istituto di statistica europeo, ha introdotto un metodo di calcolo armonizzato per includere nella contabilità nazionale, e quindi tra le componenti del prodotto interno lordo, una stima dell’impatto di prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando. La notizia in sé ha una rilevanza marginale perché la decisione di includere le attività illegali nel calcolo del PIL era già stata presa a livello europeo nel 1995. Quello che mancava era appunto un metodo di stima omogeneo. La notizia singolare tuttavia ha destato l’interesse della stampa e ha alimentato diverse critiche.

È giusto che le attività criminali vadano a costituire parte del prodotto interno lordo? Il PIL rappresenta la principale misura del reddito nazionale. Formalmente rappresenta il valore di mercato di tutti i beni e servizi prodotti in un territorio in un determinato periodo. In quest’ottica appare sensato includere il valore dei frutti dell’economia illegale, che crea valore aggiunto e occupazione. Tuttavia, pur prescindendo da ovvie considerazioni di carattere etico, vi sono diversi aspetti per cui considerare prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando alla stregua di attività legali e dichiarate al fisco appare una forzatura.

Innanzitutto queste attività sono, per definizione, non misurabili. La decisione di Eurostat riguarda proprio l’introduzione di una metodologia di stima omogenea. Ma si tratta pur sempre di una stima. Inoltre, l’attività illegale, e sommersa, non produce introiti per il fisco. Si tratta quindi di un’economia che crea ricchezza che rimane però concentrata nelle mani di pochi e i cui proventi non sono redistribuiti tramite la tassazione, mentre i costi diretti e indiretti gravano sulle spalle di tutta la comunità.

La decisione di includere le statistiche sull’economia criminale non è certo un’idea dell’ultimo minuto, ma in questo particolare momento storico in Italia questa modifica del calcolo del PIL assume una rilevanza particolare. A fine 2013 il debito pubblico è stato pari al 132,6% del PIL. È difficile stabilire adesso quale sarà l’effetto di questa modifica alla disciplina contabile sul prodotto interno lordo e quindi sul rapporto debito/PIL. Per le stime ufficiali bisognerà aspettare il prossimo autunno quando i dati saranno pubblicati. Nel frattempo però si può fare ricorso a qualche stima passata del fenomeno. In un rapporto del 2012 Banca d’Italia stimava che l’economia criminale (considerando solo le attività di prostituzione e traffico di droghe, sia riconducibili alla criminalità organizzata che non) pesasse in media il 10,9% del PIL tra il 2005 e il 2008. Se tale dato si è mantenuto costante negli anni, possiamo ritenere che nel 2013 l’economia criminale avesse una dimensione di circa 170 miliardi. Considerare questo dato nel prodotto interno lordo del 2013 avrebbe abbattuto il rapporto debito/PIL sotto il 120%, facendone “sparire” oltre 10 punti percentuali. Sulla stima è bene usare molta cautela perché il dato potrebbe variare molto a seconda del metodo di calcolo utilizzato, tuttavia è indubbio che, se l’economia legale in questi anni ha molto sofferto, la crisi si è rivelata terreno fertile per le attività criminali e l’inclusione di queste nella contabilità nazionale si tradurrà in un consistente supporto ai conti pubblici.

È proprio vero che nel momento del bisogno, tutto fa PIL.

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