Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03

Seguici

Chi paga se la banca fallisce? Dal contribuente al risparmiatore

Non è un caso che l’apertura delle considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia di quest’anno sia dedicata ai mutamenti istituzionali avvenuti in Europa e segnatamente al nuovo disegno della vigilanza bancaria, con molte competenze passate ad autorità sovranazionali, e un nuovo meccanismo di gestione delle crisi bancarie.

di Luigi Guiso - 29 Maggio 2015 - 4'

Non è un caso che l’apertura delle considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia di quest’anno sia dedicata ai mutamenti istituzionali avvenuti in Europa e segnatamente al nuovo disegno della vigilanza bancaria, con molte competenze passate ad autorità sovranazionali, e un nuovo meccanismo di gestione delle crisi bancarie.

Quest’ultimo pone in prima linea non più il contribuente (ovvero il tesoro dello stato che lo dovrebbe rappresentare) ma il risparmiatore nella veste di azionista o di obbligazionista di una banca. Il cosiddetto “meccanismo di risoluzione” di una crisi di una banca – cioè chi paga se la banca diventa insolvente – prevede che ad essere chiamati in causa siano innanzitutto azionisti, obbligazionisti e depositanti con depositi oltre il limite coperto dall’ assicurazione sui depositi (100 mila euro) e solo in extremis il tesoro.

La ratio di questa riforma è forzare le banche a strategie di investimento più prudenti contando sulla vigilanza dei clienti, che avrebbero incentivo ad essere accorti e abbandonare le banche rischiose proprio perché ne pagherebbero un costo diretto. È una riforma complessa che suscita molte domande e pone anche molti dubbi.

Ad esempio, è credibile che il tesoro non intervenga di fronte a una crisi che coinvolge milioni di clienti? Se una banca, soprattutto se di grosse dimensioni, fallisce e milioni di obbligazionisti perdono il loro investimento, la pressione per un intervento del tesoro può diventare irresistibile. Se questo viene anticipato, depositanti, azionisti e obbligazionisti non si cureranno affatto del rischio che la banca prende e la disciplina del nuovo meccanismo fallirà.

Ma vi è dell’altro. Quanti dei depositanti sono coscienti del rischio che saranno chiamati ad affrontare? Il governatore della Banca d’Italia lo evidenzia sottolineando come “La clientela… andrà adeguatamente informata del fatto che… potrebbe essere chiamata alla risoluzione di una banca”. Ma le campagne di informazione, ancorché importanti e utili difficilmente colmeranno il gap. Certamente non in un paese dove i clienti continuano a sottoscrivere obbligazioni della loro banca quando esistono titoli più liquidi, più sicuri e con rendimento più elevato.

Un esito probabile è che azioni e obbligazioni bancarie collocate presso investitori sofisticati scontino il rischio con un rendimento più elevato. Ma questo extra costo non sarà gradito alle banche. C’è il serio pericolo che esso venga scaricato sui clienti meno sofisticati con un aumento del collocamento diretto di obbligazioni o commissioni più elevate. Alla fine, potrebbero essere proprio questi le vere vittime del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie: chiamati a salvare la banca in caso di insolvenza senza percepire un premio per questo rischio.

Luigi Guiso è Axa Professor of Household Finance all’Einaudi Institute for Economics and Finance dal gennaio del 2012. Ha occupato posizioni di professore di Economia nelleUniversità di Sassari, Roma Tor Vergata, l’Istituto Universitario Europeo, la Università di Chicago, Graduate School of Business, l’università di Northwestern, Kellogg School of Mangement. Ha diretto il programma di finanza del Center for Economic Policy Research, al quale è affiliato. Ha interessi di ricerca principalmente nell’area di economia applicata, con contributi che spaziano dalla finanza e la crescita, alle decisioni di investimento delle imprese, alle interazioni tra lavoro e finanza, alle scelte finanziarie delle famiglie e ai legami tra norme culturali ed economia. Ha svolto attività di consulenza per organismi internazionali come la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea e grossi intermediari finanziari come Unicredit. È editorialista del Sole 24 Ore.

Rimani sempre aggiornato

Per te, ogni due settimane, una selezione dei migliori articoli del blog.

Informativa ai sensi dell'articolo 13 del D.lgs. 196/03