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Come investire 1000 miliardi di euro dai conti correnti italiani?

Gli italiani tengono oltre 1300 miliardi di euro nei conti correnti, una scelta che causa una perdita del potere d'acquisto e di opportunità di investimenti più redditizi...

di Piero Cingari - 26 Aprile 2019 - 5'

Milletrecentosettantanove miliardi di euro, pari a 1,3 trilioni di euro. A tanto ammonta la liquidità delle famiglie italiane parcheggiata sui conti correnti.

Un terzo della nostra ricchezza finanziaria, che vale circa 4 trilioni, è ferma lì, a far nulla, come se fosse riposta sotto il materasso.

Non si tratta denaro investito, appunto, ma di risparmi infruttiferi che continuano a svalutarsi con il passare del tempo per effetto dell’inflazione. Un punto, un punto e mezzo percentuale di inflazione annua che proiettato su orizzonti lunghi determina una consistente perdita del potere d’acquisto. Alla faccia della paura di investire…

Ma come siamo arrivati fin qui? Facciamo un passo indietro e torniamo al 2007, l’anno prima dello scoppio dell’ultima crisi finanziaria.

Dieci anni fa, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ammontava a circa 3.900 miliardi di euro. Soltanto il 24% (circa 936 miliardi) era detenuto in attività liquide e depositi. Gli italiani avevano un debole per le obbligazioni che valevano il 19% della ricchezza finanziaria totale. Oggi la quota di investimenti obbligazionari è crollata al 7%.

 

Dal 2007 a oggi, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. I rischi sistemici e i fallimenti bancari hanno generato una maggiore avversione al rischio dei risparmiatori italiani. Il clima di tassi di interesse a zero, o addirittura negativi, di fatto ha disincentivato il bisogno di investire portando milioni di italiani a rifugiarsi nella liquidità. A completare l’opera ci si mette anche una carente educazione finanziaria, visto che soltanto il 37% degli adulti italiani padroneggia i concetti finanziari di base (inflazione, interesse e diversificazione).

Sfiduciati dalle banche e dalle istituzioni finanziarie, ancora oggi tantissimi risparmiatori italiani hanno timore di investire i propri risparmi in strumenti finanziari.

Ma il conto corrente non può essere la soluzione.

Come detto prima, anche un basso tasso di inflazione (1-1,5%) può causare negli anni una rilevante perdita del valore dei nostri risparmi. Per avere un’idea concreta del danno causato dall’inflazione ai nostri risparmi, basti pensare che in 15 anni con un tasso di inflazione medio dell’1,5% i nostri risparmi si deprezzano del 21%.

Pertanto, lasciando i nostri risparmi sul conto corrente si ha la certezza di perdere la partita “a tavolino”, senza nemmeno scendere in campo, usando un eufemismo calcistico.

Come investire i risparmi dai conti correnti?

Investire i risparmi dal conto corrente in strumenti finanziari diversificati e professionalmente gestiti è la strada più adatta per evitare di farsi mangiare dall’inflazione e provare a realizzare un profitto.

Una delle soluzioni più semplici, affidabili e comodamente gestibili online è quella dei Portafogli Smart di AcomeA SGR.

I Portafogli Smart prevedono la combinazione di fondi comuni di investimento e optional pensati in funzione degli obiettivi di risparmio dell’investitore. Così, per chi vuole costruire una riserva di capitale per ogni evenienza e difendersi dall’inflazione c’è il Portafoglio Smart “Imprevisti”.

Questo portafoglio è pensato per i risparmiatori che hanno l’esigenza di assumere un breve orizzonte temporale di investimento. Infatti, la sua composizione prevede la combinazione di un fondo obbligazionario a breve termine, poco volatile, e di un fondo flessibile. Se l’orizzonte è di 1 anno, il peso del fondo obbligazionario a breve termine è del 90%, che si riduce al 70% quando l’orizzonte aumenta a 5 anni.

Il Portafoglio Smart è gestito da AcomeA SGR, società di gestione del risparmio vincitrice da 6 anni consecutivi del Premio Alto Rendimento de Il Sole 24 Ore. Un vantaggio da non sottovalutare infine, riguarda l’aspetto dei costi. Investendo nei Portafogli Smart non ci sono né commissioni di ingresso né di uscita. Inoltre, le commissioni di gestione annue sono dimezzate rispetto alla media del mercato.

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