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Fondi a finestra: a meno che non li vendiate, ne starete alla larga

Il 2013 è stato l’anno dei record in termini di raccolta per il settore del risparmio gestito. Bene, significa che gli italiani risparmiano di più? No, significa che le banche hanno cambiato strategie commerciali, come suggerisce l’enorme successo dei fondi a finestra di collocamento, che hanno fatto la parte del leone nella raccolta. Ecco cosa sono e perché piacciono tanto a chi vende, non a chi compra.

di Lorenzo Saggiorato - 4 Aprile 2014 - 4'

Il 2013 è stato l’anno dei record in termini di raccolta per il settore del risparmio gestito. Bene, significa che gli italiani risparmiano di più? No, significa che le banche hanno cambiato strategie commerciali, come suggerisce l’enorme successo dei fondi a finestra di collocamento, che hanno fatto la parte del leone nella raccolta. Ecco cosa sono e perché piacciono tanto a chi vende, non a chi compra!

I fondi a finestra di collocamento sono fondi comuni caratterizzati da un periodo di sottoscrizione, della durata tipicamente di qualche settimana, in cui gli investitori possono aderire al fondo. Chiusa la finestra di collocamento, non sarà più possibile sottoscrivere. Il fondo avrà una durata prestabilita, spesso di cinque anni, pagherà delle cedole periodiche e, arrivato a scadenza rimborserà ai sottoscrittori le quote. I fondi saranno costruiti alla partenza impacchettando un portafoglio di obbligazioni che avranno una scadenza vicina alla data di termine del fondo. Dati questi titoli e prevedendo un flusso cedolare, il fondo promette una determinata cedola.

Piace ai clienti perché l’idea di cedola è legata alla sicurezza di un’obbligazione o di un titolo di Stato. Tuttavia come evidenziato già in un precedente post il termine cedola qui è ingannevole. Se il fondo sarà in perdita, la “cedola” sarà comunque pagata anche attingendo al capitale dei clienti, che avranno dunque una brutta sorpresa alla scadenza del comparto, quando si accorgeranno che parte dei loro soldi è stata loro restituita durante gli anni. Come si legge nel prospetto informativo di un prodotto di una delle SGR più attive nel confezionamento e nella vendita di fondi a finestra:

“Qualora in relazione agli esercizi 2014, 2015 e 2016 l’importo da distribuire sia superiore al risultato effettivo delle gestione del Fondo, la distribuzione rappresenterà un rimborso parziale del valore delle quote.”

Un affare, mi pagano gli interessi con i miei soldi!

Tuttavia la ragione del loro grande successo è solo parzialmente imputabile alla falsa promessa di certezza e sicurezza. Come notava il responsabile dell’ufficio studi di Assogestioni la raccolta di questi prodotti è stata sostenuta dal meccanismo, particolarmente incentivante per le reti, dell’anticipo commissionale previsto per la vendita di fondi “a finestra” con scadenza definita. Vediamo di cosa si tratta.

I fondi a finestra hanno una caratteristica, molto allettante per chi li vende, la banca, e molto poco per l’investitore: applicano delle forti commissioni di collocamento, nell’ordine del 3,5-4% dell’importo versato. Le commissioni di collocamento sono tra i costi a cui i risparmiatori sono diventati più attenti perché sono elevate e ben visibili e in diversi, tra banche, promotori e SGR le scontano per intero. I fondi a finestra riescono invece nell’obiettivo di far pagare le commissioni di collocamento, facendole passare inosservate (occhio non vede, portafoglio non duole?). Il fatto di avere una durata predefinita e il non avere sottoscrizioni e rimborsi durante la vita del fondo, permette all’SGR di spalmare le commissioni di collocamento sui diversi anni che quindi hanno un impatto percepito molto differente. Ma c’è di più. Alla fine del periodo di sottoscrizione la SGR anticipa alla rete distributiva (banche e promotori) l’intero delle commissioni di collocamento per poi rifarsi negli anni sugli investitori. In un momento in cui le banche si affidano sempre di più ai guadagni commissionali, come suggerisce il boom della raccolta dei fondi comuni su cui la rete vendita percepisce una parte delle commissioni di gestione annue, un prodotto che anticipa alla sottoscrizione una commissione del 4% è una vera manna dal cielo.

I fondi a finestra di collocamento sono purtroppo uno degli esempi più eclatanti delle storture del settore del risparmio gestito, caratterizzato da forti conflitti di interesse tra chi produce e chi vende i prodotti e dalla scarsa attenzione di chi investe. Un cambiamento è possibile ma passa inevitabilmente attraverso una nostra maggiore attenzione che porterà a scelte di investimento più consapevoli.

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