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L’emotività negli investimenti costa il 3% ogni anno

Spesso gli investitori sottovalutano l'impatto che può avere l'emotività sui risultati di un investimento. Uno studio rivela che mediamente ogni anno l'emotività mangia circa il 3% del rendimento complessivo...

di Piero Cingari - 26 Febbraio 2019 - 4'

L’emotività è la componente più dannosa per gli investimenti, ancor più dei costi. Una grande fetta dei mancati guadagni degli investitori è da attribuire principalmente al loro comportamento. Non si tratta soltanto di comprare e vendere nel momento sbagliato, ma di cadere in trappole psicologiche e luoghi comuni che portano ad agire in modo irrazionale.

DALBAR, società di ricerca finanziaria americana, ogni anno realizza uno studio (il QAIB) in cui analizza l’impatto dell’emotività e dei comportamenti irrazionali degli investitori statunitensi. Attraverso questa analisi, gli studiosi americani hanno dimostrato che i risultati dell’investimento dipendono più dal comportamento degli investitori che dalla performance del fondo.

Ma di quanto esattamente? Negli ultimi 20 anni, il mercato azionario americano ha reso in media il 7,7% annuo. Nello stesso periodo, l’investitore medio in fondi azionari statunitensi ha guadagnato soltanto il 4,8% all’anno.

Il gap o differenziale di rendimento tra il mercato e l’investitore è dunque di circa il 3% ogni anno. Un’enormità se vista con una prospettiva di lungo periodo.

Infatti, investendo 10,000 dollari ad un tasso annualizzato del 7,7%, dopo 20 anni l’investitore si ritroverebbe con 44.087 dollari. Di fatto avrebbe più che quadruplicato il suo capitale iniziale.

Ma se lo stesso investitore fosse stato vittima dell’emotività, guadagnando il 4,8% all’anno anziché il 7,7%, il suo capitale finale sarebbe stato a 25.540 dollari.

Performance rolling a 20 anni: indice S&P500 vs investitore medio americano. 

Fonte: DALBAR

Perché l’investitore medio guadagna molto meno del mercato su cui investe?

Il problema è che l’investitore medio reagisce in modo esagerato alle notizie sui mercati. Questo porta a comprare e vendere nei momenti peggiori e rimanere investiti per un periodo di tempo troppo basso. Sempre DALBAR ha infatti evidenziato che l’holding period dell’investitore medio statunitense in fondi azionari è di soli 3,5 anni.

Un orizzonte temporale troppo basso per valutare correttamente le performance di un investimento, soprattutto se questo è indirizzato verso strumenti come le azioni. La ricerca dimostra che l’incapacità dei singoli investitori di rimanere investiti danneggia fortemente la performance complessiva.

Quindi, come diventare un investitore migliore?

Un approccio disciplinato all’investimento offre guadagni più elevati. Per avere una migliore possibilità di guadagnare negli investimenti, le persone hanno bisogno di imparare a stare ai loro posti, sia quando il mercato sale sia quando scende. Tutti gli esseri umani vivono di emozioni ed è impossibile metterle autonomamente da parte quando si investe. Una delle migliori soluzioni rimane dunque quella di affidarsi a prodotti che attraverso meccanismi automatici riescono ad eliminare l’emotività.

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