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Nella rete di banche e SGR

“Aumenta il rischio di conflitti di interessi con i clienti”. È quanto denuncia CONSOB in merito all’integrazione tra banche e società di gestione del risparmio (SGR) e continua dicendo che “le politiche commerciali delle SGR potrebbero orientarsi all’offerta di fondi che siano appetibili per le reti di vendita anziché volti al soddisfacimento dei bisogni della clientela target”.

di Lorenzo Saggiorato - 31 Ottobre 2013 - 5'

“Aumenta il rischio di conflitti di interessi con i clienti”. È quanto denuncia CONSOB in merito all’integrazione tra banche e società di gestione del risparmio (SGR) e continua dicendo che “le politiche commerciali delle SGR potrebbero orientarsi all’offerta di fondi che siano appetibili per le reti di vendita anziché volti al soddisfacimento dei bisogni della clientela target”.

La stretta al credito che vive il tessuto economico nazionale e l’aumento dei crediti in sofferenza in seno alle banche fanno sì che queste si orientino verso fonti di reddito diverse dal tradizionale margine di interesse, quali la vendita di prodotti di risparmio che porta commissioni. Nel piano strategico per il biennio 2013-2015 CONSOB pone inoltre l’accento sulla necessità di vigilare sulla gamma dei prodotti offerti in quanto questi sono spesso atti a soddisfare gli interessi delle SGR e degli stessi intermediari piuttosto che quelli dei clienti.

L’allarme lanciato da CONSOB si pone in linea di continuità con quanto sostenuto da anni da diverse istituzioni. Nel 2007, l’allora Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi avvertì il settore delle criticità relative alla “stretta integrazione tra fabbriche di prodotto [o società di gestione del risparmio, N.d.R.] e reti distributive bancarie, dove le ultime hanno un ruolo decisivo nello sviluppo delle masse in gestione e nella ripartizione dei ricavi”. La soluzione indicata da Draghi, nel 2007, era l’autonomia delle SGR dalle banche.

Oggi, a distanza di sei anni, si fatica a trovare in quale modo il settore abbia recepito le indicazioni della Commissione Europea, della Banca d’Italia e di CONSOB. Le banche continuano ad avere un ruolo incontrastato nella distribuzione di prodotti di risparmio: come emerge dal recente studio di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, negli ultimi tre anni l’85% degli investitori in fondi comuni ha sottoscritto tramite una banca, il che suggerisce un monopolio, di fatto, del canale bancario nella distribuzione. Per quanto riguarda invece le società prodotto, dallo studio mensile sul settore di Assogestioni, si rileva che tra i primi otto gruppi per patrimonio gestito, che rappresentano oltre il 70% delle masse totali, quattro sono bancari italiani; poi ci sono le Poste e Generali. Il settore bancario risulta quindi essere protagonista sia nella gestione dei patrimoni sia nel mercato della distribuzione. Questa conformazione del settore dà luogo al conflitto di interesse che preoccupa le autorità.

L’esperienza internazionale suggerisce che esistono diverse vie per allentare il rapporto (nocivo per il risparmiatore) tra banche e SGR. Nel Regno Unito è entrata in vigore quest’anno la retail distribution review, che vieta la retrocessione di commissioni dalle società prodotto ai distributori (prassi consolidata nel modello italiano). In Israele invece si è scelto di proibire la partecipazione delle banche nel capitale delle società prodotto (anche questa prassi in Italia).

Pretendere la rottura di questi legami è fondamentale perché il modello può facilmente rappresentare una rendita per le banche e le SGR a discapito del risparmiatore. Se la banca non avesse un interesse specifico nel vendere un prodotto piuttosto che un altro si renderebbero accessibili al risparmiatore una moltitudine di prodotti diversi, di società diverse: l’aumento della concorrenza premierebbe i prodotti “migliori” e non necessariamente quelli di SGR di proprietà degli istituti bancari principali; il risparmiatore avrebbe piena libertà di scelta e potrebbe individuare il prodotto che più si addice alle proprie esigenze per costi e caratteristiche rischio/rendimento.

Due considerazioni in conclusione. In primo luogo, è molto probabile che questo appello di CONSOB resti solo scritto sulla carta, come molti altri in precedenza. La politica è inerme e il settore bancario arroccato alla difesa della rendita che deriva da questo modello. In secondo luogo è importante notare che il risparmiatore ha delle alternative percorribili: l’essere consapevole che potrebbe esserci un conflitto di interessi per la banca nel proporre un determinato prodotto è il primo elemento da avere presente nel valutare l’offerta che viene fatta. Da ultimo, è possibile evitare il conflitto di interessi facendo ricorso a consulenti finanziari indipendenti oppure acquistando i prodotti direttamente dalle SGR. Questa possibilità è prevista dalla normativa già dal 2007, nella cosiddetta modalità execution only, o mera esecuzione, con un notevole risparmio in commissioni di gestione ed evitando di essere intrappolati tra gli interessi di banca e società di gestione del risparmio. AcomeA è stata la prima SGR in Italia a permettere l’acquisto di fondi comuni in modalità execution only e direttamente online. A tutt’oggi sono molte poche le SGR che offrono questa possibilità; speriamo per i risparmiatori di essere meno soli in futuro.

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