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Quante azioni e obbligazioni dovrei avere in portafoglio?

portafoglio allocazione composizione

Una delle regole base per l’asset allocation di portafoglio è quella di sottrarre da 100 il numero dei tuoi anni e destinare questa percentuale in azioni.

di Luigi Ripamonti - 5 Ottobre 2018 - 5'

È sempre difficile capire quale sia l’allocazione ottimale tra azioni e obbligazioni in portafoglio. A questa domanda non c’è una risposta sempre valida, ma forse esiste una regola semplice e pratica da seguire.

Numerosi studi accademici in tema di asset allocation nel ciclo di vita del risparmiatore dimostrano che la frazione di azioni andrebbe ridotta al crescere dell’età. Tra i maggiori esponenti di questa tesi c’è anche Jack Bogle, uno dei migliori investitori di tutti i tempi.

A 20 anni infatti la tua strategia di investimento dovrebbe essere molto differente da quella che assumerai a 60 anni.

Il motivo per cui un portafoglio andrebbe bilanciato in base all’età è abbastanza intuitivo. Da giovane puoi permetterti una quota più alta di azioni in portafoglio perché hai più tempo per sfruttarne i vantaggi ma anche per mitigare gli effetti della volatilità. Al contrario invece quando ti avvicini all’età pensionabile è meglio essere più conservativi, riducendo la quota di azioni e aumentando quella dei bond.

La regola del 100 meno il numero di anni

Una delle regole base per l’asset allocation di portafoglio è quella di sottrarre da 100 il numero dei tuoi anni e destinare questa percentuale in azioni. Facciamo un esempio pratico.

In base a questa regola, a 20 anni il tuo portafoglio dovrebbe essere composto dall’80% di azioni e dal 20% di obbligazioni. E quando andrai in pensione a 65 anni avrai il 35% di azioni e il 65% di bond. Se ti senti più a tuo agio con il rischio, usa 110 (o anche 120) come punto di partenza per calcolare la tua esposizione azionaria.

Allocazioni di portafoglio a confronto

Per testare la regola del “100 meno l’età”, abbiamo condotto una simulazione basandoci sui rendimenti dei mercati azionari e obbligazionari a partire dal 1980. La tabella in basso riporta i rendimenti annuali dell’indice azionario S&P 500 e dell’indice obbligazionario Barclays Global Aggregate Bond.

Supponiamo che nel 1980 un investitore di 20 anni decida di intraprendere un piano di accumulo e di investire 1000 ogni anno fino al 2017, anno del suo pensionamento.

Per farlo deve scegliere tra le seguenti strategie: investire tutto in azioni, tutto in obbligazioni, bilanciare 50/50 oppure utilizzare la regola del 100 meno l’età.

Questa nuova tabella confronta adesso le quattro strategie sulla base al patrimonio disponibile alla fine dell’anno.

Come si può vedere, la strategia più premiante alla fine sarebbe stata quella di investire tutto in azioni. Tuttavia, questa è stata anche la strategia associata ad una maggiore volatilità del patrimonio.

Durante la bolla tecnologica, tra il 1999 e il 2002, il patrimonio sarebbe passato da 181 mila dollari a 115 mila dollari. Tra il 2007 e il 2008 da 217 a 137mila dollari.

Al contrario, la strategia di investire tutto in bond sarebbe stata troppo conservativa e avrebbe fatto mancare opportunità di guadagno.

Se confrontiamo invece le due strategie che mixano le azioni e obbligazioni in portafoglio, la regola del 100 meno l’età ha fatto meglio rispetto alla ripartizione 50/50.

 

Siamo consapevoli che l’esempio appena mostrato presenta alcune limitazioni e può ovviamente generare risultati differenti cambiando gli orizzonti temporali o l’età dell’investitore.

Dopotutto, l’età non è l’unico fattore determinante nell’asset allocation di un portafoglio. Altri fattori come il reddito, l’aspettativa di vita e le condizioni dei mercati possono altrettanto essere tenuti in considerazione.

Il punto che vogliamo sottolineare in realtà è un altro: investire con un’ottica di lungo periodo e includere una quota di azioni in portafoglio contribuisce alla crescita dei tuoi soldi.

Scopri i portafogli di investimento smart, una soluzione efficace per combinare azioni e obbligazioni e impostare regole automatiche di ribilanciamento.

 

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