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Previsioni disattese: quando le parole sono lontane dai fatti

Il 2016 verrà ricordato come l’anno in cui analisti finanziari, economisti, organizzazioni internazionali e media hanno prodotto previsioni errate.
Perché gli analisti non riescono a produrre previsione sistematicamente corrette?

di Flavio Talarico - 12 Dicembre 2016 - 7'

Il 2016 verrà ricordato come l’anno in cui analisti finanziari, economisti, organizzazioni internazionali e media hanno prodotto previsioni errate, chi più chi meno, sugli effetti dei tre eventi più importanti dal punto di vista economico e politico della seconda parte dell’anno. Stiamo parlando del referendum sulla Brexit, dell’elezione del nuovo Presidente americano e del referendum costituzionale italiano.

Non è la prima, nè sarà l’ultima volta che si registreranno errori grossolani nelle previsioni economico-finanziarie. Pare però che negli ultimi tempi vada proprio di moda l’idea di diffondere allarmismi e fuorvianti scenari disastrosi sugli effetti dei referendum o delle elezioni politiche.

Le previsioni errate del 2016

Come una filastrocca che si ripete, i giudizi ex-ante, seppur con diverse tonalità, sono stati pressoché analoghi da parte degli addetti ai lavori: tensioni e panico sui mercati finanziari, fallimenti a catena di interi comparti industriali, corsa alla vendita dei titoli di stato, fuga dei capitali all’estero ed infine un’acuta recessione economica. E così, durante questo periodo, masse di risparmiatori sono stati in balia di annunci, previsioni e notizie che affermavano di enormi e lunghi tracolli in Borsa e grossi danni ai loro risparmi. Questa usanza deriva dalla necessità di dire ad ogni costo qualcosa di impressionante che possa essere in grado di suscitare apprensione (o euforia, in altri casi) e quindi attrarre l’attenzione degli spettatori.

Cominciamo dalla Brexit. Nelle settimane che hanno preceduto il referendum britannico sull’uscita dall’Unione Europea, si era diffusa la convinzione, poi errata, che l’uscita avrebbe determinato chissà quale cataclisma sui mercati finanziari e sull’economia britannica. A pronunciarsi in merito era stato il Fondo Monetario Internazionale, che aveva previsto la recessione dell’economia britannica nel 2017.

Nei mesi successivi, le previsioni sull’economia d’oltremanica sono state riviste al rialzo rispetto alle nefaste profezie della Brexit e magicamente la parola “recessione” non è più stata pronunciata. A novembre infatti, l’ufficio nazionale di statistica britannico ha pubblicato i dati relativi al PIL e alla spesa delle imprese per investimenti nel terzo trimestre 2016, entrambi in aumento dello 0,5% e dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, sollevando non pochi dubbi sui pronostici fatti alla vigilia del referendum. Il “tracollo” sui mercati finanziari, che in tanti avevano previsto, alla fine non c’è ancora stato. L’indice FTSE 100, che racchiude le 100 aziende più capitalizzate del Regno Unito, dopo aver accusato il colpo nei primissimi giorni post-Brexit, ha successivamente ripreso a crescere attestandosi a quota + 11% da inizio 2016.

Se il Fondo Monetario Internazionale aveva effettuato previsioni sugli effetti recessivi della Brexit soltanto circoscritti all’economia britannica, Paul Krugman, noto premio Nobel per l’economia, aveva addirittura previsto la stagnazione globale dei mercati: “se la domanda è quando i mercati recupereranno pienamente, la prima risposta che mi viene è mai.” Anche Krugman, al momento, si è sbagliato insieme a tutti coloro che avevano scommesso sui crolli, senza esclusione alcuna, delle Borse mondiali. Se lo shock della Brexit è durato circa una settimana, quello dell’elezione di Trump ha avuto vita ancora più breve, affievolendosi nel giro di poche ore dopo la sua elezione. Dall’ 8 novembre ad oggi i tre principali indici della borsa di New York hanno toccato i loro massimi storici: il Dow Jones ha guadagnato circa il 5%, lo S&P 500 il 3,4%, il Nasdaq il 2,5%.

L’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, era stata battezzata da molti come un’evento catastrofico che avrebbe dovuto far patire le sette piaghe dell’apocalisse al mondo dell’economia e della finanza. Ha fatto di certo discutere la lettera di avvertimento firmata da 370 economisti (di cui 8 premi Nobel) delle principali Università americane, nella quale si elencano uno ad uno tutti i mali che l’elezione di Trump avrebbe potuto causare in ogni settore dell’economia statunitense.In pochi però hanno avuto il buon senso di ricordare che occorrerebbe tenere ad una debita distanza i toni opportunamente ingigantiti in un clima di campagna elettoraledalle politiche che effettivamente verranno realizzate.

In Italia, il giorno dopo la vittoria del “NO” nel referendum costituzionale si attendeva il “Black Monday” nei mercati finanziari. Ma com’è noto anche in questa occasione il “panic-selling” che gli analisti avevano previsto non si è verificato e la volatilità sui mercati si è arrestata velocemente. Se vincerà il ‘no’ al referendum italiano del 4 dicembre, “fino a otto banche italiane in difficoltà saranno a rischio fallimento”, aveva così scritto il Financial Times. E’ vero che il sistema bancario italiano vive in una particolare situazione al momento, ma parlare del rischio di un fallimento di otto banche, è stato un po’ troppo azzardato da parte di una testata così rilevante come il Financial Times.

Perchè non possiamo affidarci solo alle previsioni sui mercati finanziari quando si investe

Ma allora perché gli analisti non riescono a produrre previsione sistematicamente corrette? Perché note testate finanziarie continuano a spaventare la massa di piccoli risparmiatori con pronostici catastrofici, che poi non si avverano? È davvero tutta una messa in scena?

La risposta è sempre una sola. Non possiamo prevedere il futuro perchè le variabili in gioco e i possibli scenari sono troppi. Perciò per difendere i propri risparmi bisogna evitare di farsi travolgere da ondate di panico o di euforia eccessiva derivanti da notizie che esasperano le emozioni e le reazioni nel breve termine, finendo troppo spesso per perdere di vista la reale portata degli eventi. Seguire le previsioni, positive o negative, porta solo ad incorrere in inutili costi e perdite. Infatti la storia è ricolma diprevisioniche si sono rivelate totalmente errate. Anche gli esperti non sono in grado di farene sistematicamente correte.
Se le previsioni diventano la nostra guida in campo di investimenti quello che stiamo facendo è scommettere che domani o tra un mese i prezzi saliranno o scenderanno.
Quello che invece serve per investire correttamente è usare la testa avere metodo e perseveranza tramitesemplici regole che ci permettono di evitare i principali errori di investimento e di proteggere i nostri risparmi dalle amozioni del momento.

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